Gretta, la casa degli orrori sta per essere demolita

Ruspe al lavoro nello stabile Ater di via Gemona 5 dove fu ucciso Giovanni Novacco Gli abitanti del rione: «Ci vorrà molto tempo per rimuovere quel brutto ricordo»
Paolo Giovannini, Trieste, 03/11/2012, Lavori in via Gemona.
Paolo Giovannini, Trieste, 03/11/2012, Lavori in via Gemona.

Quello che ormai da tempo era un silenzio irreale che avvolgeva l’intera zona, da qualche giorno è rotto dal rumore delle ruspe e delle motoseghe. Nel rione di Gretta sono iniziati i lavori di demolizione e ricostruzione del complesso edilizio degli alloggi Ater di via Gemona e via Gradisca. L’area è completamente transennata. Nessuno può più metterci piede. Fuori sono appesi i cartelli che indicano il pericolo di caduta tegole e intonaci. Le abitazioni, ormai disabitate da alcuni anni, si possono osservare solo da lontano. Le porte degli ingressi sono murate con mattoni rossi, così come alcune finestre. Altre invece sono completamente sventrate.

In una di quelle case, al civico 5 di via Gemona, poco più di un anno fa, si è consumato l’omicidio di Giovanni Novacco. Uno dei delitti più terribili che Trieste ricordi. Ci vorrà però ancora un po’ di tempo prima che quel luogo che riporta alla memoria violenza, dolore e disperazione, venga spazzato via dai lavori di riqualificazione. Per il momento si comincia con la pulizia delle sterpaglie e dei rami secchi che vengono accatastati e riposti negli appositi contenitori e con la rimozione dell’amianto e di altri materiali specifici da avviare a discariche differenziate. Una operazione che si protrarrà per alcuni mesi. Poi inizierà la demolizione vera e propria degli alloggi, sulle cui ceneri sorgeranno nuovi appartamenti che saranno pronti tra qualche anno. Ma il nuovo volto del complesso abitativo del rione, secondo i residenti, non riuscirà in alcun modo a cancellare la ferita causata da quel terribile fatto di cronaca che ha segnato le coscienze non solo di Gretta ma di tutta la città.

«Credo ci vorrà ancora molto tempo prima che quelle ferite possano rimarginarsi, anche se non potranno mai guarire del tutto - sospira Aida, che abita nel rione da oltre 40 anni -. Quando mi trovo a passare lì davanti provo ancora adesso un sentimento di profonda tristezza. Non vedere più quella casa potrà forse alleviare il doloroso ricordo, ma non si potrà in nessun modo cancellare un episodio terribile che ha scosso l’intera città». La pensa allo stesso modo Lodovico, pensionato, che abita poco distante da via Gemona: «Non sarà mai possibile dimenticare quello che è successo in quella abitazione. E’ un fatto terribile e tragico che resterà impresso per sempre nella memoria e nell’animo di tutti i triestini». Ne fa una questione di coscienza collettiva Carla, che vive in Gretta dai primi anni cinquanta: «Penso che le persone dotate di una certa sensibilità porteranno questo dolore per sempre dentro di loro - racconta -. Se mi regalassero quell’appartamento non potrei mai andare ad abitarci. Questi episodi derivano dall’involuzione del mondo in cui viviamo, che di giorno in giorno diventa sempre più egoista, menefreghista ed insensibile». Matteo è un ragazzo giovane ma vive in Gretta da molti anni: «Niente potrà far scomparire quell’orrendo omicidio che ci ha scosso e che continua a farci riflettere. E poi ci saranno sempre dei segni e delle testimonianze che terranno viva la memoria di quanto accaduto». Francesca tiene per mano la sua bambina e solo a parlare di quel fatto le si riempiono gli occhi di lacrime: «Solo ricordare quel delitto mi fa star male - afferma - . Non è possibile dimenticare e credo sia anche giusto non farlo, perché soltanto in questo modo conserveremo dentro di noi la coscienza di quanto è successo».

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