Greggio in Adriatico: niet americano all’arrivo dei russi
TRIESTE. Il messaggio è chiaro e non lascia adito a strane interpretazioni: «Non vogliamo i russi nell’Ina (Azienda petrolifera croata), mettetevi d’accordo con i magiari». A lasciarlo a Zagabria sono stati il vice segretario di Stato Usa per la politica energetica, Amos Hochstein e il vicesegretario di Stato Usa per l’Europa orientale e balcanica, Hoytom Yeeom in visita nella capitale della Croazia proprio per discutere i futuri “assets” energetici nell’ex Jugoslavia. Il nodo della questione sta nella conclamata volontà del governo di Budapest di vendere la propria quota dell’Ina pari al 49%, che di fatto permette il pieno controllo della società petrolifera croata, ai russi della Rosnjeft come dichiarato dallo stesso premier magiaro Viktor Orban al presidente russo Vladimir Putin. Rosnjeft che avrebbe in animo una vera e propria “calata” sull’Adriatico perché sarebbe sua intenzione oltre che acquistare l’Ina, mettere le mani anche sulla slovena Petrol considerata strategica per la sua rete di distributori sul territorio ex jugoslavo. Acquistare l’Ina significherebbe acquistare la raffineria di Fiume e acquistare la Petrol significherebbe avere un ottimo punto di stoccaggio dell’oro nero nei deposti dell’azienda slovena a Capodistria. Ma c’è di più. In ballo, infatti, c’è anche il futuro sfruttamento dei giacimenti petroliferi e di gas scoperti di recente dalla norvegese Spectrum nascosti sotto il fondale marino croato dell’Adriatico. Ricordiamo che le preocedure per lo sfruttamento sono iniziate il 10 marzo scorso con l’accesso agli studi effettuati dalla Spectrum ma anche a quelli, in vero un po’ datati, effettuati in passato dalla stessa Ina. E a bussare alle porte di Zagabria è stata proprio la russa Rosnjeft, ma anche la statunitense Exxon Mobile, mentre l’altra “corazzata” russa del settore, la Gazpromnjeft ha dimostrato interesse per l’esplorazione e l’estrazione di gas ma sulla terraferma croata. Rosnjeft ed Exxon sarebbero disposte anche a collaborare sulle future estrazioni in Adriatico. Gli ospiti americani hanno incontrato il ministro croato dell’Economia Ivan Vrdoljak e il presidente del cda di Ina, Zoltan Adott. Gli Stati Uniti sono pronti a svolgere una concreta opera di mediazione per cercare di ricomporre la crisi gestionale tra Croazia e Ungheria relativamente al caso Ina-Mol. È chiaro che, la di là degli interessi economici, la partita si sta giocando soprattutto a livello politico anche perché secondo gli analisti americani, Washington non vuole che a medio termine la russia diventi un grande investitore nel settore energetico croato. Soprattutto la Casa Bianca vuole scongiurare che Mosca diventi un investitore strategico nel rigassificatore in via di costruzione a Veglia perché gli Usa vedono proprio in Veglia un punto strategico per il rifornimento di gas all’Ucraina nel caso che, vista la crisi in corso, la Russia decida di chiudere i rubinetti del gas a Kiev. La nuova Guerra fredda passa anche per la Croazia.
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