Greensisam: l’Authority deve pagare 1,7 milioni

Il Tar sul ricorso della società di Maneschi: spettava alla Torre del Lloyd rilasciare l’autorizzazione a costruire
Il rendering del progetto Greensisam
Il rendering del progetto Greensisam

Undici milioni, che era quanto la società aveva richiesto come risarcimento, no. Ma oltre un milione e 700mila euro, che sono comunque una cifra non indifferente, sì. È quanto l’Autorità portuale dovrà restituire a Greensisam se quest’ultima effettuerà i lavori di riconversione dei primi cinque magazzini del Porto Vecchio dei quali ha ottenuto la concessione ancora nel 2001. Il Tribunale amministrativo regionale (Umberto Zuballi presidente, Enzo Di Sciascio e Alessandra Tagliasacchi) ha infatti accolto il ricorso con cui la società di proprietà di Pierluigi Maneschi e che ha Gennaro Albamonte come rappresentante legale chiedeva un maxirisarcimento per il mancato rilascio del permesso a costruire. Ricorso accolto nei confronti dell’Authority, ma non del Comune.

«L’Autorità portuale - osservano i giudici nelle proprie conclusioni riassuntive - ha sottoscritto una concessione novantennale alla ditta ricorrente nell’ambito del Porto Vecchio, area demaniale e di porto franco, per realizzare e gestire alcune opere private incluse nella nozione di portualità allargata. Tra gli obblighi previsti dalla concessione vi era l’indizione di una Conferenza dei servizi decisoria. Quest’ultima peraltro si è conclusa senza il rilascio di un’Autorizzazione unica che avrebbe dovuto includere anche il permesso a costruire e i relativi pareri. Il permesso a costruire invece è stato rilasciato autonomamente dal Comune di Trieste il 31 luglio 2014. Il mancato rispetto da parte dell’Autorità portuale degli obblighi derivanti dalla concessione ha causato un danno ingiusto alla ditta ricorrente. In via equitativa questo Collegio - continua il Tar - quantifica il danno nella differenza tra i canoni ridotti stabiliti dalla concessione per i primi cinque anni e il canone intero previsto dal sesto anno, per il lasso di tempo che intercorre tra l’inizio del sesto anno e il rilascio del permesso a costruire».

La concessione prevedeva per i primi cinque anni un canone provvisorio di 60mila euro all’anno più un canone ricognitorio di 296 euro all’anno. A far data dal sesto anno viene invece stabilito un canone ordinario di 427mila 934,63 euro all’anno. In base a quanto stabilito dal Tar, relativamente a un primo calcolo l’Autorità portuale dovrà ora restituire a Greensisam una somma che supera il milione e 700mila euro. Non sarà però tenuta a restituire nulla se la concessione verrà lasciata decadere o se non verranno fatti i lavori. «Per salvaguardare l’interesse pubblico all’attuazione della concessione e conformemente all’atto concessorio stesso - si legge ancora infatti nella sentenza - l’erogazione del risarcimento è condizionata al permanere in essere della concessione e viene collegata agli stati di avanzamento dei lavori». Tutte le clausole rimarranno invece logicamente in vigore nel caso del passaggio di mano della società. Pierluigi Maneschi ha recentemente confermato che le trattative per la cessione di Greensisam, sembra a un gruppo finanziario europeo, sono a buon punto, ma che la vendita non è stata ancora perfezionata.

Ma la sentenza scagiona il Comune contro il quale, in seconda battuta, Greensisam aveva presentato ricorso. «Le opere da realizzarsi da parte della ditta ricorrente - affermano i giudici - non sono di interesse pubblico e nemmeno ovviamente pubbliche in quanto si tratta di attività commerciali, ad uso ufficio, diportistico e alberghiero residenziale. Si tratta di attività di carattere imprenditoriale privato». «Non può condividersi sul punto la posizione dell’Autorità portuale e della Regione, mentre appare corretta quella del Comune», sottolinea il Tar, concludendo che «spettava all’Autorità portuale emettere l’Autorizzazione unica».

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