Graphart, cedute le attrezzature per 2 milioni. Ma restano qui

Trieste: la rotativa-monstre di 22 metri acquistata all’asta da una ditta di Padova non sarà portata via. Il trasporto costerebbe una follia. Rimangono in cassintegrazione i 23 dipendenti
Di Corrado Barbacini
Lasorte Trieste 14/12/10 - Zona Industriale, Via Ressel, Sede Graphart
Lasorte Trieste 14/12/10 - Zona Industriale, Via Ressel, Sede Graphart

Le attrezzature per la stampa della Graphart, la storica azienda di San Dorligo, sono state vendute. La rotativa-mostro lunga 22 metri del peso di 220 tonnellate è stata aggiudicata due giorni fa all’asta. L’ha comprata una ditta di Padova che ha 90 giorni di tempo per pagare la cifra di quasi 2 milioni di euro. Alla gara indetta dal curatore fallimentare Piergiorgio Renier hanno partecipato aziende olandesi, francesi, egiziane e di altri Paesi. L’unica italiana - della quella non è stato comunicato pubblicamente il nome - si è appunto aggiudicata la gara. Ed è stato un mezzo miracolo. Perché è stata ventilata l’ipotesi che la rotativa-mostro (una delle quattro funzionanti in Europa) potrebbe anche rimanere a Trieste. Il motivo è che i nuovi proprietari starebbero valutando i costi particolarmente alti di trasporto e installazione e montaggio in un altra sede. Si parla di circa 500mila euro. Infatti per portare via da Trieste la rotativa-mostro occorrerebbero ben 18 camion e tre trasporti eccezionali. Così l’ipotesi concreta è che l’attrezzatura sofisticata e tecnologica appunto possa rimanere a lavorare a Trieste per conto della nuova società subentrante. In pratica - secondo i nuovi proprietari - questa decisione porterebbe a un risparmio consistente. Ma - vedendo la questione dal punto di vista dell’occupazione - potrebbe anche favorire qualche assunzione. Una boccata di ossigeno in una realtà che fino a pochi giorni fa non dava speranze. Per fare questo - ovviamente - i nuovi proprietari dovrebbero accordarsi con l’Ezit per acquisire il capannone che ospita le attrezzature tipografiche.

Nello scorso febbraio era stata firmata da istituzioni e parti sociali, con effetto retroattivo la cassa integrazione straordinaria per un anno. Si è trattato del paracadute sociale fornito ai 23 dipendenti che avevano assistito, impotenti, alla dichiarazione di cessazione dell'attività avvenuta il 31 gennaio per insufficienza di commesse, con conseguente liquidazione, emessa dal vertice della Graphart Printing Srl. La Graphart Printing Srl, dopo il tentativo a vuoto di concordato e il fallimento della Grapart Srl di Stupar, aveva trattato una sorta di salvataggio al tavolo del curatore, Piergiorgio Renier. Ne era venuta fuori una soluzione che prevedeva l'affitto dell'azienda da parte della cordata, e il concomitante assottigliamento dei posti di lavoro: dei 29 dipendenti della vecchia gestione Stupar, cinque non avevano ricevuto la proposta di riassunzione. Erano rientrati dunque - con contratti nuovi - in 24, poi diventati 23 per la prematura scomparsa di uno di loro. Ma dopo una prima stagione di ripresa il quadro clinico è tornato a farsi sofferente. A novembre sono scattate le prime richieste di cassa integrazione. Poi la chiusura.

Ora lo spiraglio. Perché se non viene spostata il lavoro tornerà.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo