Granarolo conquista Latterie Friulane: fusione in 6 mesi, timori dei sindacati
TRIESTE. Granarolo si “mangia” il formaggio Montasio. Latterie Friulane ha votato per la fusione con il colosso emiliano, famoso per lo yogurt Yomo, al termine dell'assemblea dei soci, con 28 voti a favore del gruppo bolognese, una a favore della proposta del Consorzio agrario regionale e sei astenuti. A questo punto si tratta di iniziare il progetto di fusione che impiegherà circa sei mesi. I membri del cda hanno ascoltato anche il parere di tre esperti super partes, orientati sulla proposta del gruppo emiliano. Sconfitto così il piano industriale anti-Granarolo presentato dal Consorzio Agrario del Friuli Venezia Giulia, e sostenuto dall’assessore regionale all’Agricoltura Sergio Bolzonello, che si proponeva di creare con Latterie Friulane un polo regionale del settore «per mettere in sicurezza il prezzo del latte, difendere l’occupazione e creare una nuova realtà produttiva capace di stare sul mercato».
Latterie Friulane, principale produttore della regione conta su oltre 250 dipendenti distribuiti in due siti, Spilimbergo e Campoformido. La crisi dei consumi ha messo in difficoltà l’azienda friulana spingendo le cooperative azioniste a cercare contatti con gruppi dalle spalle più forti e con una presenza anche all’estero, come Granarolo. Dopo l’acquisizione di Yomo nel 2004, il gruppo presieduto da Gianpiero Calzolari è diventato fra l’altro il più importante produttore italiano di yogurt con un fatturato 2013 di un miliardo, 2024 dipendenti e otto siti produttivi nel Paese. Risale al 2011 invece l’acquisizione di Lat Bri, che ha fatto del gruppo agroalimentare emiliano il secondo operatore nazionale del comparto lattiero-caseario e il primo a capitale italiano. L’ultima operazione è avvenuta in Francia dove Granarolo ha comprato la Codipal (Compagnie du Forum) leader nella produzione di formaggi freschi e stagionati e distributore di prodotti italiani in Francia.
Ora lo sbarco in Friuli particolarmente temuto e avversato dal sindacato. Il segretario degli alimentaristi Cgil, Fabrizio Morocutti, manifesta il timore che con la scelta di Granarolo il futuro della filiera locale del latte sia ormai segnato. Il grande abbraccio con gli emiliani, come ha ripetuto in varie occasioni l’assessore regionale all’agricoltura e vicepresidente della Giunta Serracchiani, Sergio Bolzonello, «porterebbe fuori dalla regione le decisioni che riguardano il più importante impianto di trasformazione del latte». C’è insomma uno scontro di culture fra il mondo della cooperazione friulano che teme il depauperamento della cultura industriale nel settore e la visione più internazionale di Granarolo che, come ha affermato ieri Maurizio Gardini, presidente nazionale di Confcooperative, importa in Friuli «una filiera italiana del latte che guarda oltre il 2016 per organizzare il superamento delle quote latte e si predispone ai nuovi mercati».
Le fonti ufficiali del gruppo Granarolo ieri non hanno commentato il via libera in Friuli. Di fatto gli emiliani sarebbero pronti a dare precise garanzie: mantenimento in vita degli stabilimenti con la produzione che resta a Campoformido, valorizzazione dei mercati e della produzione di Latterie Friulane e promozione del Montasio «unica Dop del Friuli Venezia Giulia presente in Italia e all’estero». Secondo il piano da Granarolo arriveranno altri 500-600 quintali di latte e circa 20 milioni di litri all’anno per la produzione di latte fresco e ricotta a marchio Granarolo così da saturare le capacità produttive degli impianti della cooperativa friulana. Al termine del progetto di fusione ciò consentirà di garantire un prezzo remunerativo ai produttori di latte di circa 0,44 euro al litro. Garanzie in questo senso sono arrivate dal segretario generale di Confcooperative Fvg, Nicola Galluà.
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