Graffito di Michelstaedter scoperto nella sua soffitta
Si pensava che non ci fosse più nulla da scoprire della breve ma intensa vita e attività del filosofo e artista Carlo Michelstaedter, ma così non è. Da una parete annerita della soffitta del palazzo Partenolli di piazza della Vittoria, dove amava studiare e scrivere, è riaffiorato un disegno inciso nella malta, un lavoro mai notato da alcuno. Un segno netto sanguigno traccia il profilo e il mezzobusto di un monaco. Se ne distinguono la tonsura, l'occhio, l'orecchio la curva del cranio e il saio. Un soggetto che il giovane artista amava riprodurre; ne sono testimonianza molte opere su carta conservati nel fondo Michelstaedter custodito nella Biblioteca statale isontina, assieme quadri libri e testi autografi.
«E' stata una scoperta molto emozionante», racconta Chiara Pradella, giovane laureata in filosofia, divenuta passionaria e devota "promoter" del pensatore e artista. «Ero salita nella soffitta per accompagnare il giornalista dell'Espresso Roberto Di Caro e la scrittrice Patrizia Finucci Gallo, in città per conoscere i luoghi di Carlo, quando proprio quest'ultima ha individuato, celato da una macchia di fuliggine, un segno leggibile. E' il frate inginocchiato ho subito esclamato!». Quasi un "segno" per Chiara, che proprio per amore e dedizione all'affascinante filosofo goriziano dai tanti talenti si è votata al progetto di difendere la sua soffitta. La notizia del ritrovamento ha suscitato da subito interesse e diversi commenti in città, alcuni anche scettici sulla paternità del disegno. Tanti sono gli appassionati del giovane ebreo, figura rimossa della memoria collettiva dopo il suicidio (17 ottobre 1910) fino alla sua riscoperta nel 1972 da parte di Sergio Campailla, scrittore e ricercatore che ne è diventato il maggiore esperto a livello mondiale.
Un ritrovamento a pochi mesi da un appuntamento importante: 130 anni dalla nascita di Carlo avvenuta il 3 giugno del 1887 a Gorizia. «Prima di quella data, prosegue Chiara Pradella, spero che il mio romanzo in forma epistolare dal titolo "Esistimi" avrà trovato un editore. L'ho scritto in tre mesi di attività frenetica, da maggio ad agosto, dopo che mi sono definitivamente trasferita a Gorizia per essere ancora di più parte di questa città. Il testo di oltre 300 pagine contiene molti riferimenti autobiografici e intende essere un messaggio di vita. Ha come protagonisti due giovani, un' appassionata di filosofia e di Carlo e un suo coetaneo afflitto da sconforto e mancanza di speranza nel futuro. Nella loro relazione Carlo diventerà un riferimento esistenziale che prende forza dalla sua frase "Dolore è gioia", intesa come sintesi filosofico-poetica della consapevolezza che le sofferenze conducono all'esistenza autentica, non a una visione nichilista. Un testo di speranza e di incoraggiamento per questi tempi non facili».
Nei programmi di Chiara anche un film. «Sarebbe davvero la realizzazione di un grande sogno», prosegue. «Per parlare di lui incontro tante persone; fra queste recentemente ho avuto modo di parlare anche con Marcello Crea e Paolo Magris. Anche loro da tempo desiderano fare un film su di lui, una storia vera di ampio respiro, visto che fino ad oggi sono state realizzate solo opere brevi. Il mio libro, scritto nel linguaggio di oggi, in forma di corrispondenza tramite mail fra i due giovani protagonisti, potrebbe essere una prima traccia di sceneggiatura». L’ultima parola spetta ad Adelphi, editore al quale Chiara Padrella ha spedito il suo manoscritto.
Margherita Reguitti
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