Grado, varvuole all’assalto del municipio

GRADO. Chiudere immediatamente porte e finestre e porre la massima attenzione perché stanno per arrivare le varvuole, le streghe del mare. È l’invito che oggi, vigilia dell’Epifania, l’araldo e le popolane al suo seguito faranno seguendo Zef che col tamburo richiamerà l’attenzione della gente, specialmente lungo viale Europa Unita. Un avviso che inizierà a diffondersi già verso le 16 e che si concluderà in concomitanza con l’arrivo vero e proprio delle varvuole in porto alle 17.
Dalla nebbia sbucheranno le batele di vetro (così narra la leggenda che si fa risalire alle scorribande degli Uscocchi) con a bordo le streghe che giungono chissà da dove per catturare i bambini cattivi. Ma quest’anno ci sarà qualcosa di nuovo: l’assalto al Municipio. Essendo la Casa della Musica occupata da una mostra, è stato deciso che le popolane troveranno rifugio in alcune stanze del palazzo municipale che sarà preso d’assalto dalle varvuole.
Dunque vari momenti salienti di una rievocazione che è forse l'unica leggenda popolare dell’isola che ancora si tramanda oralmente di padre in figlio e le cui radici affondano nell’ignoto storico e geografico. Ricordavano nel ’94 don Luigi Pontel e Bruno Ledri che Biagio Marin ha cantato nella sua giovinezza, «certamente ispirato dalla nonna Tonia», la saga di queste misteriose figure.
Più nel dettaglio, ma comunque priva di elementi concreti, è stata invece la descrizione fatta da Domenico Marchesini, "Menego Picolo", di poco anteriore a Marin.
Questa la descrizione di Marchesini in vernacolo: «Le ha dinti spuntii e lunghi de rame, e cavili de fil de fero e vogi lustri e faliscusi de pierabatifogo, gambe de legno gropolose; le xe vistìe de soto dute de stuora, co' un capoto de reato e co' butuni de cortegàe; brute che le fa spasemà anche i demuni».
E la paura ai più piccoli la faranno sicuramente prendere anche in questa occasione. Oltre all’avviso dell’araldo, la leggenda narra che per proteggere le case si usava ungere le maniglie delle porte con spicchi di aglio il cui odore faceva allontanare le varvuole. In seguito è stato anche precisato che negli angoli delle stanze si spargevano gocce d’acqua benedetta.
Ma le varvuole talvolta non erano sole. È accaduto, questa la fantasiosa storia raccontata in una nota canzone gradese, che una varvuola si fosse portata al seguito il figlio e lo avesse dimenticato all’interno di un camino. Un figlio diventato nero di caligine e per questo chiamato Bufulin.
La rievocazione è passata attraverso varie mani organizzative e quella attuale vede impegnate una sessantina di persone con la diretta partecipazione delle scuole di ballo Avenal di Cervignano, Grado e San Giorgio, l’associazione La Signora delle Fiabe, la Banda Civica, Grado Voga e altri volontari.
Il programma prevede alle 16 il giro per la città per avvisare la popolazione a chiudersi in casa, alle 17 l’arrivo in porto, quindi la formazione di un grande corteo attraverso via Conte di Grado e piazza Duca d’Aosta fino ad arrivare al Municipio. Conclusione sul palco di piazza Biagio Marin.
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