Grado, litoranea Veneta “ostaggio” dei motoscafi ad alta velocità

GRADO La velocità massima consentita è di 12 chilometri all’ora ma troppi diportisti non rispettano il limite previsto. È una questione evidentemente di sicurezza della navigazione ma chiama in causa anche gli effetti, decisamente rilevanti, sugli argini della laguna. Il moto ondoso prodotto da questi transiti veloci ha già provocato in più punti la caduta dei massi di protezione. Questi argini vengono erosi, peraltro alla pari delle barene dove cresce i Limonio, conosciuto semplicemente come “fiuri de tapo”, fiore unico e protetto.
Il riferimento è per la Litoranea Veneta, il lungo canale risalente all’epoca della Serenissima che parte dalla laguna di Venezia e termina alla foce dell’Isonzo. È il canale che attraversa tutta la laguna, dal quale si diramano altri corsi d’acqua minori.
Nelle giornate da “bollino rosso” la Litoranea Veneta diventa una vera e propria “autostrada” attraversata da centinaia di motoscafi. Qualcuno ha calcolato che il giorno di Ferragosto siano transitati lungo la Litoranea Veneta circa 200 motoscafi.
A denunciare questa situazione sono i concessionari dei casoni. In particolare Eros Mariannini che firma la protesta, condivisa, come spiega, da diversi colleghi. Mariannini ha la mota con relativo casone nella zona del Tagio Novo.
«Io e i miei colleghi – afferma – siamo molto preoccupati perché questi beni sono molto mal ridotti. Tra l’altro siamo costretti anche a ormeggiare l’imbarcazione fuori dalla cavana a causa della relativa inagibilità».
Mariannini continua: «Tanti diportisti non rispettano niente e nessuno e i danni sono evidenti solo che sembra che nessuno se ne accorga».
Dunque due sono i problemi evidenziati: la velocità dei diportisti e il dragaggio delle cavane. La Litoranea Veneta fa parte del demanio regionale e proprio alla Regione compete prima di tutto il consolidamento degli argini, ma anche le autorizzazioni per l’escavazione delle cavane. Tutte operazioni costose e che vanno decisamente a rilento.
Intanto questo bene in alcuni punti sta letteralmente “sbriciolandosi”. «Da quanto si sa – ricorda Mariannini –, l’ultima volta che l’allora Demanio Marittimo ha ripristinato le pietre lungo la Litoranea Veneta, è stato nei primi anni Settanta, quasi cinquant’anni fa. Sarebbe pertanto opportuno che gli uffici competenti comunali e regionali intervenissero immediatamente per verificare lo stato di questi beni che sono prossimi al collasso. Se non si interviene per tempo, tutto verrà inghiottito dall’acqua».
Fin qui l’intervento di Mariannini. Quanto alla velocità dei motoscafisti, ben superiore ai 12 chilometri massimi previsti, non c’è davvero nessuno che controlla. I vigili urbani, che tra l’altro anni fa avevano istituito anche uno specifico gruppo, non sono nemmeno dotati di una barca. Gli unici sarebbero i carabinieri che sono impegnati, però, in altri servizi. Ma come controllare la velocità? Nessuno è dotato a Grado di motovelox. Nulla vieta, però, come ha suggerito qualcuno, che possano essere sistemate lungo il canale le colonnine color arancio che di solito si trovano lungo le strade. Colonnine alimentate naturalmente con i pannelli solari.–
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