Grado, guizzi e acrobazie: lo show di sei delfini in mezzo al golfo

Avvistati verso Grado dagli attivisti dell’associazione DelTa Sono una presenza stanziale «ma attenti a non stressarli»

Sei pinne dorsali hanno tagliato le acque del golfo, dando il via a uno spettacolo che è durato poco più di cinque minuti. Ad avvistare i cetacei, identificati come esemplari di Tursiops truncatus, sono stati alcuni componenti dell’associazione triestina DelTa - Delfini e tartarughe in Alto Adriatico, saliti a bordo del Delfino Verde proprio per una breve campagna di monitoraggio delle acque lungo la tratta Trieste-Grado. I taccuini degli ambientalisti sono rimasti chiusi fino a quando l’imbarcazione non è arrivata a una distanza di circa tre miglia marine dall’Isola d’Oro, all’altezza della boa meteo-oceanografica “Mambo 3”. È in quella posizione che il cannocchiale di Tommaso De Lorenzi, vicepresidente dell’associazione, ha intercettato i tursiopi. «Sono saltati fuori dall’acqua all’improvviso - spiega De Lorenzi - e hanno continuato a nuotare senza intercettare la barca sulla quale ci trovavamo a bordo».

L’avvistamento dei delfini nel golfo di Trieste è un’eventualità tutt’altro che rara. La loro presenza è stanziale, specie nelle acque slovene, come da diversi anni segnalano i ricercatori dell’associazione Morigenos di Pirano, che ne hanno monitorati e registrati oltre 200 esemplari.

«Siamo rimasti in contatto visivo per circa sette minuti - continua De Lorenzi -, ammirando le loro evoluzioni. Abbiamo individuato anche un esemplare giovane, mentre la colorazione chiara della pinna dorsale di uno dei sei tursiopi ci fa supporre di aver intercettato un delfino noto, ovvero già inserito nei nostri data base. Ne avremo la conferma solo dopo aver analizzato attentamente le fotografie che abbiamo scattato». Il loro riconoscimento, infatti, viene di norma effettuato attraverso la fotosegnalazione, che tiene conto delle cicatrici o di altri segni distintivi presenti sulla pinna dorsale dell’animale avvistato.

La specie tursiope è presente in tutti i mari del mondo ed è la stessa che, suo malgrado, si adatta alla cattività e alla vita nei delfinari.

Le acque del golfo di Trieste, nonostante la loro scarsa profondità, sono state elette a definitiva residenza da questi cetacei eleganti e curiosi. Si nutrono di pesce azzurro, crostacei e molluschi, anche se vengono definiti «opportunisti», in quanto non è raro vederli al seguito dei pescherecci per intercettare il pescato fuoriuscito dalle reti. Sono degli ottimi bioindicatori di alcuni aspetti ambientali e la loro presenza sta a indicare che il nostro mare è sostanzialmente sano, anche se è importante non abbassare la guardia per quanto riguarda la loro tutela. La pressione sugli ambienti marini è infatti in aumento, a causa di un’eccessiva attività di pesca, di un forte incremento dei trasporti marittimi e, soprattutto, di un inquinamento sempre più invasivo.

«L’inquinamento, anche quello sonoro, è una condizione che non favorisce la presenza e l’adattamento dei delfini», avverte però De Lorenzo. I delfini vanno quindi coccolati e tenuti in considerazione come un’importante risorsa del golfo.

«La probabilità di avvistare un delfino - sottolineano gli attivisti dell’associazione DelTa - è direttamente proporzionale alle ore che vengono dedicate all’attenta osservazione del mare. Ci vuole pazienza: a volte è sufficiente una piccola distrazione per lasciarsi sfuggire un esemplare che in lontananza affiora dall’acqua». Una volta avvistato un delfino, però, è necessario rispettare alcune semplici regole comportamentali, onde evitare che l’incontro generi nell’animale una condizione di stress.

«È importante rimanere paralleli alla loro rotta e non cercare di intercettarla - mette in guardia De Lorenzi - . Non bisogna avvicinarsi, se vogliono saranno loro a farlo. Una volta a terra, poi, è utile avvisare la Capitaneria di Porto e le realtà come la nostra o come Morigenos che si occupano di monitorare e registrare questi splendidi animali».

 

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