Grado Giallo: brividi di Carlotto tutti da ascoltare con le Officine Mercury

Sarà un audiodramma a inaugurare stasera il Festival Grado Giallo. Un audiodramma è un radiodramma a teatro, un progetto portato avanti dalla Fondazione Mercury capitanata da Sergio Ferrentino, conosciuto ai più come l’ideatore e conduttore di programmi radiofonici quali “Caterpillar”. All’Auditorium Marin si potrà assistere all’audiodramma “Il giardino di Gaia” di Massimo Carlotto. Gli spettatori saranno dotati di cuffie, vedranno gli attori muoversi in funzione del microfono e della parola, al servizio di un’unica dimensione, quella dell’ascolto.
L’operazione ce la spiega Ferrentino: «Nasce da Orson Wells. Mentre il regista realizzava “La guerra dei mondi”, era direttore della compagnia Mercury Theatre. Lui allora aveva ideato questa commistione tra teatro e recitazione radiofonica: prendeva i suoi attori e li portava a fare le radiocommedie. È ciò che ho iniziato a fare dal 2001 alla Scuola Holden. In questo modo il pubblico ascolta la costruzione dell’immagine acustica».
Cosa significa costruire un’immagine acustica?
«Per esempio il fatto che l’attore deve fare un lavoro diverso da ciò che fa normalmente, la stessa modulazione della voce deve cambiare. Non la userà più per raggiungere i loggioni, bensì per il microfono perché il pubblico sta lì, nello stesso microfono, non dimentichiamo che la platea indossa le cuffie. Nei nostri allestimenti teatrali i cavi sono a terra, i tecnici e la regia sono a vista, a noi non interessa la parte visiva ma il lavoro finito. Il prodotto visivo è quello che si ascolta».
Faccia un esempio.
«Se a teatro un’attrice annuncia che se ne va, da lì a poco uscirà di scena. Nel nostro audiodramma la stessa attrice dopo l’annuncio sposterà solo la testa e un’altra signorina dietro di lei uscirà davvero di scena scandendo i passi a terra dov’è posizionato un microfono, in questo modo mostriamo al pubblico la costruzione ambientale dei rumori».
I suoi programmi, come “Bar Sport” e “Caterpiller”, erano di matrice satirica. Da dove arriva l’attenzione per il noir?
«Nella drammaturgia radiofonica il radio giallo è una categoria usuale. Ma ciò che ci interessa è l’adattamento di una scrittura rivolta a un pubblico di lettori a una quella ideata per costruire un’immagine acustica. È un’operazione che implica una fase di ascolto più profonda».
Cosa significa portare una storia poliziesca alla radio, quale il suo codice linguistico?
«La storia deve essere molto breve ma intensa. È un linguaggio di parola. Il meccanismo artistico è proprio quello di raccontare cosa accade con la parola cercando di non essere stucchevoli. Le trame gialle, come quelle di fantascienza, agevolano questo percorso».
La parola priva di immagine è più evocativa. È un progetto che pare un’operazione di fronda rispetto all’epoca passiva delle immagini.
«Non c’è più la capacità all’ascolto oltre un tot di minuti se non supportato dalle immagini. Noi cerchiamo di rompere questo meccanismo visionario».
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