Gradisca, un nuovo positivo al virus al Centro rimpatri
GRADISCA Un nuovo caso di contagio da Covid-19 è stato riscontrato in queste ore all’interno del “carcere per migranti” di Gradisca d’Isonzo. Si tratta di un uomo di nazionalità albanese che stava concludendo il proprio periodo di detenzione al Cpr, verosimilmente per essere rimpatriato. Proprio in vista di questa sua imminente fuoriuscita dall’ex caserma Polonio è stato preventivamente sottoposto a tampone: il test ha dato esito positivo. Asintomatico, l’uomo è stato immediatamente posto in isolamento nella “zona blu” del Cpr, l’ala del compendio sulla carta ancora inagibile ma utilizzata in questi mesi di emergenza epidemiologica come spazio destinato a ospitare i casi di positività al coronavirus. Al test del tampone sono stati prontamente sottoposti anche i due compagni di camerata dell’albanese, risultati entrambi negativi. Anche loro saranno comunque controllati in queste ore. Il Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda sanitaria Isontino Giuliana sta effettuando infatti l’indagine epidemiologica per definire i contatti stretti avuti dall’uomo ed eventuali messe in quarantena.
«Si è trattato per certi versi di un fulmine a ciel sereno – commenta il prefetto di Gorizia, Massimo Marchesiello –. Proprio nell’ultima settimana era stato fatto lo screening a tutti gli ospiti e operatori, risultati tutti negativi. La persona risultata positiva al tampone si trovava al Cpr da circa un mese. Era stata trasferita dal carcere di un’altra regione e stava per lasciare la struttura. Per questo motivo è stato sottoposto a un ulteriore test e ne è emersa la positività. Non nascondo che il fatto ci sorprende, visti i risultati del monitoraggio cui sono sottoposti a intervalli ormai regolari sia le persone trattenute sia gli operatori. Ad ogni modo la situazione è stata subito posta in sicurezza, con l’isolamento del migrante e un ulteriore screening sui suoi compagni di stanza».
Si tratta in totale del settimo caso accertato di positività al Covid-19 riscontrato dietro le sbarre dell’ex caserma Ugo Polonio dall’inizio dell’emergenza. Il primo, a marzo, fu quello di un nigeriano proveniente dalla casa circondariale di Cremona. Poi fu la volta di 4 contagiati riscontrati in un solo giorno, con lo scoppio di pesanti rivolte e proteste da parte degli altri trattenuti. Infine, nelle scorse settimane, risultò positivo al tampone un ospite del “Villaggio Covid” allestito all’esterno del Cpr e del Cara e destinato invece alla quarantena precauzionale dei migranti intercettati al confine italo-sloveno. Due campi distinti da 30 posti l’uno per un totale di 60, che sorgono l’uno – con container abitativi prefabbricati – in prossimità del centro per richiedenti asilo, e l’altro – costituito da tendoni azzurri del ministero dell’Interno – sul versante del Cpr. Quest’ultimo, secondo l’aggiornamento della Prefettura, si è attualmente svuotato. Permangono invece 16 presenze nei moduli prefabbricati. «Questo parziale alleggerimento è dovuto in parte all’esaurimento del periodo di quarantena, e in parte ad un allentamento della pressione sui confini in questi ultimi giorni». La struttura provvisoria rimane comunque a disposizione in caso di emergenze e di una ripresa dei rintracciamenti di migranti provenienti dalla “rotta balcanica”. I migranti che lasciano il campo quarantene non finiscono necessariamente al Cara, ma a seconda delle disponibilità di posti possono essere trasferiti anche in altre strutture «in accordo con la Prefettura di Trieste o contermini» spiega Marchesiello. Non crede alla provvisorietà del “villaggio covid” il sindaco Tomasinsig: «Le casette prefabbricate di fatto sono diventate un’estensione del Cara». Sono 178 le persone ospitate in questa struttura e libere di circolare, cui si aggiungono i 45 irregolari al Cpr e i 16 migranti in quarantena: l’ex Polonio dunque ad oggi è popolata da 240 migranti. —
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