Gradisca riscopre l’amore per la città grazie a Facebook

Nella pagina “Immagini e pensieri” oltre 500 registrazioni di cittadini coinvolti nel riscoprire le proprie origini
Di Luigi Murciano

GRADISCA. L’amore per la Fortezza scorre nelle vene virtuali del web. Smentendo lo stereotipo che li vuole spesso poco partecipi delle sorti e delle tradizioni della propria cittadina, i gradiscani sembrano avere riscoperto grazie ai social network quel sentimento forse sopito di appartenenza alla propria cittadina. Lo dimostra il successo della pagina Facebook “Gradisca-Immagini e Pensieri”, che sta raccogliendo giorno dopo giorno sempre più appassionati. Attualmente sono poco meno di 530, ma il numero è certamente destinato ad aumentare vertiginosamente. “Immagini e Pensieri” è un vero e proprio scrigno di emozioni per chi ama la cittadina isontina. Nata quasi per gioco grazie all’ex vicesindaco Paolo Cappelli, maniacale collezionista di cartoline e immagini riguardanti la sua città, la pagina è diventata un vero e proprio ritrovo virtuale in bilico fra amarcord e attualità. Chissà, forse neppure lo stesso Cappelli avrebbe immaginato che l’iniziativa avrebbe riscosso tanto successo. Perché tante piccole raccolte di immagini sono diventate un’unica, grande raccolta collettiva. Un patrimonio di memoria che non viene perso, nè custodito gelosamente in un cassetto che magari non si va mai a rovistare: anzi, diventa qualcosa di condiviso, una memoria collettiva per ora virtuale ma che – chissà – un giorno potrebbe anche diventare una mostra. Gli internauti gradiscani hanno iniziato ben presto a postare non solo suggestive cartoline d’epoca appartenenti alle proprie collezioni private, ma anche foto personali - gettonatissime quelle scolastiche con tanti bimbi in grembiule e tante, troppe storie, troppe vite da raccontare -, altre in cui c’è chi sfoga il proprio talento artistico e talvolta denuncia su un degrado o uno scempio causato dai lavori pubblici. E così ne è nato un grande “gioco di società” a cui possono partecipare tutti. E di notevole rilievo sociologico, se vogliamo chiamarlo così, è anche il fatto che fra le pagine del popolare social network è possibile azionare la macchina del tempo e conoscere una Gradisca che non c’è più: quella in cui un irriconoscibile viale Trieste era un enorme viale completamente alberato, senza essere soffocato da cemento e condomini. Una Fortezza in cui la passerella che la collega a Poggio non è l’obbrobrio che è oggi, in cui il Castello che non cadeva immalinconito a pezzi e dove si giocava scalzi sotto il leone di San Marco - chi ha parlato di isola pedonale? - con le madri che ti rincorrevano vocianti con la sporta della spesa. Una Gradisca ferita, dai bombardamenti, dalla fame o dalla natura, come ricordano le ben più recenti foto dell’alluvione 2009, o resa candida e innocente da copiose nevicate. Un piccolo labirinto in cui perdersi e in cui, grazie al web, forse anche ritrovarsi come comunità.

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