Gradisca, microchip e sterilizzazione per i gatti randagi

Un centinaio le bestiole accudite dalle gattare. La norma vieta di somministrare i resti delle mense

GRADISCA. È in calo il randagismo felino sul territorio comunale di Gradisca. Ma il fenomeno non può essere sottovalutato. Ad affermarlo sono gli uffici di Polizia locale della Fortezza, ai quali abbiamo chiesto una ricognizione sulla presenza di  gatti randagi sparsi sul territorio cittadino in una decina di colonie feline curate da persone di buona volontà. Un fenomeno che alcuni anni fa aveva toccato punte di vera e propria emergenza, con diverse centinaia di felini - c'è chi riteneva addirittura 500 - che rischiavano la denutrizione e l'assenza di cure. Il motivo? Eran diventati troppi per essere accuditi da quelle poche, generose gattare volontarie che sacrificano tempo e stipendio (o pensione) pur di prendersi cura delle bestiole. Le principali colonie feline gradiscane si trovano in via Lungh'Isonzo, in località

La Comugna, località Saleti, borgo Bidischini, in centro, all'ex Macello, ai piedi del castello e in viale Palmanova. «Il fenomeno ora è maggiormente sotto controllo - spiega la comandante della Polizia locale gradiscana, Nadia Piccolo - e le presenze accertate si attestano su un centinaio di felini. In parte ha contribuito l'annuale programma di sterilizzazioni in carico al Comune: alcune migliaia di euro l'anno, cifra che potrebbe essere accresciuta nel breve periodo con la necessità di dotare i felini "intercettati" di apposito microchip. Ma vorrei sottolineare la meritoria opera delle gattare».

Positivo anche l'apporto di alcuni esercenti gradiscani che hanno accettato di sostenere le volontarie con apposite raccolte fondi ormai permanenti. I proventi servono a raccogliere cibo per gatti da destinare alle gattare che seguono fra mille difficoltà le colonie feline della cittadina. «Solo per gli alimenti, spendo qualcosa come 200 euro al mese: si tratta di croccantini e scatolette, in alcuni casi cibo speciale per gatti rimasti senza denti. Da sole è dura tirare avanti» era stata la testimonianza di una gattara. A questi costi vanno sommate quella per le medicine (contro vermi, dissenterie, gastroenteriti e raffreddori vari). E quella per le sterilizzazioni, dal momento che il contributo comunale non sempre riesce a coprire la totalità dei casi. «In passato - spiega Piccolo - le gattare avevano provato a sensibilizzare l'ente affinché alle colonie feline fossero destinati eventuali avanzi dei pasti delle mense comunali, ma questo è un percorso normativo piuttosto tortuoso e ancora in divenire». Per ragioni sanitarie, infatti, il cibo avanzato nelle case di riposo o nelle scuole va smaltito.

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