Gradisca: infarto uccide Furlan, oste della Concordia
GRADISCA Stava coronando il sogno di un’esistenza: riportare in vita la storica osteria di famiglia, alla quale ha dedicato energie e risorse nell’ultimo decennio della sua vita. E invece ha incontrato la morte proprio lì, nel locale tanto amato, stroncato da un malore improvviso. Dolore, incredulità e sgomento sono i sentimenti con cui in queste ore la cittadina di Gradisca d’Isonzo ha appreso la notizia della morte di Silvano Furlan, geometra dell’ufficio tecnico comunale di Cormòns e proprietario dell’osteria Alla Concordia di via Garibaldi. Un locale fra i più antichi della Fortezza (aprì i battenti nel 1939, ma una prima gestione antecedente alla famiglia di Furlan è del ’25), tanto che la Regione sin dal 2009 lo aveva riconosciuto come locale storico e concedendo un finanziamento a parziale copertura dei lavori di restauro.
Furlan avrebbe compiuto 64 anni il 2 novembre. E non era questo, come detto, l’unico traguardo in vista per lui: questione di settimane, avrebbe raggiunto anche la meritata quiescenza come dipendente pubblico. E addirittura a giorni avrebbe finalmente inaugurato la rinnovata Concordia, che i gradiscani chiamano ancora “da Massimo” in onore del primo titolare, il nonno di Silvano Furlan. Il destino lo ha dunque beffato tre volte. Sabato mattina Furlan si è recato all’osteria, a piedi, come ogni santo giorno. Voleva sistemare le ultime cose e spazzare il cortile dal fogliame dello storico gelso. Non vedendolo rientrare, la sorella si è insospettita. E si è recata in via Garibaldi, trovandolo esanime a terra.
La donna ha chiesto aiuto: sul posto sono giunti i sanitari del 118, ma non hanno potuto che constatare il decesso. L’ora della morte viene fatta risalire a sessanta minuti prima, attorno alle 11.30. Furlan, che già aveva gestito l’osteria nell’ultimo decennio prima della chiusura, stava onorando la promessa fatta ai genitori che avevano condotto il locale prima di lui e dopo nonno Massimo: non lasciare morire quel locale. Lui è stato di parola: ha curato praticamente ogni fase del restauro con le proprie mani, talvolta lavorando anche la notte. L’uomo, carattere mite e caparbio, aveva curato tutto nei dettagli: il rivestimento del bancone originario, il focolare, infissi e arredi, il ciottolato esterno. Tutto ricreava lo spirito di quell’antica osteria condotta prima dal nonno Massimo Zorzetti, poi dai genitori Virgilio Furlan e Terrigia Zorzetti: il campo di bocce, lo spazio alle pareti per i leggendari quadri che ritraevano i clienti, stanze che l’avrebbero trasformata in piccola locanda.
Certo, non è stata una strada breve: la burocrazia, i rallentamenti tecnici, i conti da far quadrare avevano fatto slittare l’obbiettivo di farcela entro il 2014. Lui, appassionato collezionista di cimeli della Grande Guerra, sognava di riaprire per il Centenario dell’inizio del conflitto. Ma ormai anche gli ultimi permessi erano firmati. La Concordia avrebbe rivisto la luce in settimana. Che ne sarà ora di tanti sacrifici è impossibile stabilirlo, ma di certo non v’è gradiscano che non vorrebbe veder realizzato il sogno di Silvano. Le esequie saranno celebrate stamane alle 10 nella chiesa del Mercaduzzo.
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