Gradisca, incassava la pensione della madre defunta: il giudice lo assolve

L’anziana era morta in una casa di riposo della Slovenia. Spettava alla struttura comunicare il decesso all’Inps
La sede dell'Inps
La sede dell'Inps

GRADISCA L’anziana, residente a Gradisca d’Isonzo, era stata ricoverata in una casa di riposo in Slovenia, dov’era originaria, fino al suo decesso. Ma la dichiarazione di morte non era mai giunta all’Inps, che aveva continuato a versare la pensione sul conto corrente della donna. Soldi che la pubblica accusa aveva ritenuto essere stati prelevati dal figlio, finito a processo per indebita percezione di erogazioni dello Stato, reato disciplinato dall’articolo 316 Ter del Codice penale.

L’uomo, Eugen Novosel, 58 anni, che all’epoca dei fatti risultava formalmente residente in un Comune dell’Italia centrale, doveva quindi rispondere dell’appropriazione della pensione materna dal momento in cui l’anziana era deceduta. Lo scorso giovedì, al Tribunale di Gorizia, il Collegio giudicante presieduto dal giudice Marcello Coppari (a latere i giudici Concetta Bonasia e Francesca De Mitri) ha pronunciato l’assoluzione. Era il giugno 2017 quando erano iniziate le indagini, a seguito di una denuncia, presentata dalla figlia del secondo marito della defunta e peraltro, come tale, erede di una quota parte dei suoi beni. La donna, chiamata a testimoniare, aveva spiegato davanti ai giudici che aveva aperto una comunicazione postale, non indirizzata a suo nome, scoprendo l’erogazione previdenziale nonostante la morte dell’anziana avvenuta nella casa di riposo in Slovenia. A quel punto erano stati avviati gli accertamenti presso gli uffici postali e gli enti preposti, al fine di verificare quando era subentrato il decesso.

Secondo gli accertamenti inquirenti, come contestato dalla Procura, l’uomo aveva effettuato i prelievi dal conto corrente intestato alla madre dal febbraio 2016 fino a quando erano intervenute le verifiche, a fronte di una cifra complessiva calcolata in oltre 10 mila euro. Nel corso del dibattimento erano stati ascoltati in qualità di testi anche gli operatori che avevano eseguito gli accertamenti, illustrando l’attività di indagine, con il recupero della relativa documentazione. In aula, al Tribunale di Gorizia, sono sfilati altri testimoni. Fino all’udienza dello scorso giovedì, quando il Collegio giudicante ha stabilito l’assoluzione pronunciata dal presidente Coppari.

La difesa, rappresentata dall’avvocato Elisabetta Brazzale, contestando anche la ricostruzione di merito in relazione alla riferibilità dei prelievi all’imputato, ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste, sottolineando come la legge non gli imponeva uno specifico obbligo nell’attivarsi presso l’Inps per comunicare il decesso della madre. Quindi, ha evidenziato il legale, non vi era responsabilità penale e non era stato accertato un suo «comportamento omissivo antidoveroso». Il difensore ha fatto riferimento all’articolo 72 del Dpr 396 del 2000, comma 3, che stabilisce come, nel caso in cui la morte di una persona avvenga in casa di riposo, in ospedale o in casa di cura, sia il direttore della struttura a comunicare il decesso all’Ufficiale di Stato civile, che a sua volta informa l’Inps. –

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