Gradisca, in aprile chiude l’ufficio del Giudice di pace

Sarà accorpato con Monfalcone nella sede di Gorizia È competente sul fermo degli immigrati ospiti del Cie
Di Luigi Murciano
Bumbaca Gorizia Gradisca Giudice di pace © Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia Gradisca Giudice di pace © Foto di Pierluigi Bumbaca

GRADISCA. E’ sempre più vicino l’accorpamento a Gorizia delle due sedi decentrate del Giudice di Pace, quelle di Monfalcone e Gradisca d’Isonzo. Salvo contrordini, il prossimo 30 aprile avrà effetto il provvedimento di soppressione dei “tribunalini” di Gradisca d’Isonzo e Monfalcone. E con essi, fra gli altri comuni regionali, Maniago, Spilimbergo, Cervignano del Friuli, Cividale del Friuli, Codroipo, Latisana, Palmanova e Tarcento. Nel nome della tanto invocata spending review.

Non certo di una razionalizzazione del lavoro, pare di capire negli ambienti giudiziari. Anzi. Quello - se possibile - pare destinato a peggiorare ulteriormente alla luce di questa decisione. Il rischio è quello di una vera e propria paralisi negli uffici del capoluogo. Gli uffici del Giudice di Pace di Gorizia sono già intasati, oltre che dalle cause di ordinaria amministrazione, da qualcosa come 3mila fascicoli giacenti che riguardano i ricorsi dei cittadini contro le multe comminate grazie ai fantomatici T-Red, i semafori (mica tanto) intelligenti.

Il coordinatore dei giudici di pace, Sgrazzutti, aveva fornito nei mesi scorsi delle cifre:difficile evadere piu' di 600 cause l'anno. Gi uffici del Giudice di pace della Fortezza - oltre a portare in dote all’accorpamento con Gorizia una marea di faldoni per le cause “standard” – porteranno anche le proprie specificità. Anzitutto la marea di pratiche riguardanti il Cie, qualora la struttura di espulsione dovesse riaprire i battenti, dal momento che è il “tribunalino” gradiscano ad avere la competenza per quanto concerne le udienze di convalida del fermo o delle espulsioni degli immigrati. Poi ovviamente le normali cause fra i cittadini.

E infine pure una gran mole di pratiche riguardanti accertamenti e sanzioni stradali, per cui il “tribunalino” gradiscano di via Udine è competente. Soltanto relativamente al Cie, venivano celebrate dal Giudice di Pace in media tre udienze di convalida alla settimana, per un totale di 40-45 casi al mese. E la situazione non è certo destinata a migliorare se, a seguito di ulteriori lavori di ristrutturazione, il Cie non solo dovesse riaprire ma ospitare un numero di immigrati maggiore. La cosa curiosa è che gli uffici del GdP di Gradisca sorgono proprio di fronte al centro di identificazione, il che rendeva le operazioni un attimo meno complesse. Con il trasferimento a Gorizia cosa accadrà? Pare improbabile che gli immigrati possano venire scortati continuamente nel capoluogo, con ingente impegno di risorse e uomini delle forze dell’ordine. E allora toccherebbe al Giudice di Pace lasciare Gorizia e trasferirsi volta per volta a Gradisca, tre volte alla settimana, armato di pratiche e faldoni. Non proprio un risparmio. E dire che già sei-sette anni fa venne presa una decisione simile, salvo un clamoroso passo indietro.

A Gradisca ormai anche le istituzioni sembrano essersi messe il cuore in pace. Tanto qanto quanto l’analogo di Monfalcone e altri 681 in tutta Italia, gli uffici del GdP faranno ritorno ritorno alla sede circondariale di Gorizia.

«Pensavamo di avere qualche carta da giocare per scongiurare una chiusura degli uffici del giudice – aveva spiegato dal canto suo il sindaco, Franco Tommasini –: non dobbiamo dimenticare che svolgono non solo una mole di lavoro ordinaria incredibile, ma anche un’attività quotidiana a servizio del Cie e del Cara. Un suo trasferimento comporterebbe disagi e forse neppure i risparmi previsti. Ma ormai non credo vi saranno cambi di rotta a una decisione già presa».

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