Governo in campo nella vertenza sul futuro di Sertubi
Governo in campo in quella che ormai non è inesatto definire vertenza Sertubi. Martedì 2 maggio incontro al ministero dello Sviluppo Economico dedicato alle incerte prospettive dello stabilimento triestino: il viceministro Teresa Bellanova ha assicurato la sua presenza, insieme al governatore della Regione Fvg Debora Serracchiani, per far sentire la presenza delle istituzioni a Jindal Saw, il colosso siderurgico indiano che nel 2011 ha affittato la fabbrica da Duferco.
La presenza delle istituzioni sarà sicuramente importante, a patto che a Roma si appalesi Jindal e che possibilmente partecipi al tavolo anche Duferco, trader di rilevanza internazionale guidato dal presidente di Federacciai Antonio Gozzi: circostanza non scontata dal momento che la stessa Serracchiani ha auspicato la presenza dei due interlocutori imprenditoriali. «Spero entrambi capiscano - ha dichiarato il presidente regionale - che per noi quello è un sito importante ed è fondamentale che la produzione dei tubi in ghisa rimanga nel nostro Paese».
Il viceministro “dem” Bellanova ha recepito il messaggio e ha compreso le forti preoccupazioni riguardo l’avvenire di Sertubi, che le sono stati trasmessi nella tarda mattinata di ieri nel corso di un incontro in piazza Unità con le organizzazioni sindacali rappresentate nello stabilimento. Il governo - ha detto - farà le dovute pressioni affinchè Jindal Saw chiarisca i futuri progetti per Trieste, da qui l’impegno a presiedere i lavori del tavolo fissato per il 2 maggio.
Oltre al presidente regionale, hanno contribuito a spiegare la precaria situazione della realtà produttiva i segretari territoriali di Fim Cisl, Umberto Salvaneschi e della Uilm, Antonio Rodà, accompagnati dalle rispettive “rsu” Michele Pepe e Sandra Difebo. Il timore è che, a fronte di un forte calo delle commesse accompagnato da un radicale piano di ferie “indotte”, Jindal sia orientato a disimpegnarsi dalla produzione, trasformando la fabbrica triestina in un semplice magazzino di materiali prodotti in India. Sarebbe il colpo di grazia a uno stabilimento che ha già subìto non molti anni fa un pesante taglio occupazionale di 135 unità e che ora opera con una settantina di addetti. I sindacati paventano inoltre che, se non si verificheranno graditi colpi di scena commerciali, il probabile esito dell’attuale stasi sarà il ricorso all’ammortizzatore sociale.
Ma parlare con Jindal non è così facile, visto che la stessa Serracchiani ha sottolineato come sia «l’azienda del nostro territorio che presenta le maggiori difficoltà di interlocuzione con la proprietà».
Per il presidente regionale la vertenza Sertubi diventa, in un certo senso, un fatto personale, perché il governatore si spese personalmente nell’aspro confronto con la Commissione Ue in merito all’imposizione di dazi doganali sui tubi di ghisa provenienti da paesi extra-comunitari. Alla fine Bruxelles optò per un’interpretazione “clemente” che risparmiò i semi-lavorati di passaggio a Trieste. La presidente andò anche a visitare gli impianti Sertubi, in attività nell’ex Arsenale, al termine di via von Bruck: era accompagnata dal direttore Massimiliano Iuvara. Ma le speranze, che l’ammorbidimento comunitario giovasse alle fortune triestine, è al momento pia illusione.
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