Governo Draghi, Trieste resta nell’esecutivo con Patuanelli all’Agricoltura
TRIESTE Stefano Patuanelli resta al governo, con il ruolo di ministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali. L’esponente triestino del Movimento 5 stelle cambia dicastero e lascia lo Sviluppo economico, ma rimane ad ogni modo all’interno della squadra scelta da Mario Draghi.
Il senatore pentastellato è stato designato ieri sera per entrare nell’esecutivo tecnico-politico dell’ex governatore della Bce. Il suo nome è arrivato quasi alla fine della lunga lista di ministri annunciata dal nuovo presidente del Consiglio, subito dopo il colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha già firmato i decreti di nomina. Il giuramento avrà luogo oggi, sabato 13 febbraio, alle 12. Non manca un secondo aggancio fra Trieste e il governo, perché il neoministro alla Transizione ecologica Roberto Cingolani fa parte del consiglio d’amministrazione di Illycaffè.
Patuanelli è l’unico esponente politico del Friuli Venezia Giulia a far parte del governo di unità nazionale. Il suo nome è stato costantemente in ballo nel totoministri, ma la possibile attribuzione della delega all’Agricoltura non era mai emersa. Il triestino è sempre stato considerato prossimo alla riconferma al Mise oppure in procinto di essere nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio o alle Infrastrutture. Restano invece esclusi dall’esecutivo Debora Serracchiani ed Ettore Serracchiani, che potrebbero tuttavia rientrare nella partita per i sottosegretariati, che terrà banco nei prossimi giorni.
Esponente della componente meno barricadera del Movimento, Patuanelli ha ricoperto il ruolo di capogruppo al Senato durante il primo governo Conte, approdando al Mise dopo la fine dell’alleanza con la Lega e l’intesa stretta fra M5s e Pd. Da quel momento è cominciato il suo avvicinamento all’Avvocato del popolo, di cui Patuanelli è considerato fra i più fedeli sostenitori. Il ministro si è schierato con forza per la prosecuzione del Conte ter, prendendo dure posizioni contro l’iniziativa assunta da Matteo Renzi durante la crisi. Patuanelli si è attestato inizialmente sulla posizione “Conte o voto”, pronunciandosi poi all’interno del Movimento contro la fiducia a Draghi, ma sposando alla fine il riallineamento governista del M5s, dopo il ritorno in campo di Beppe Grillo e l’apertura del premier a un esecutivo composto da elementi tecnici e politici.
Patuanelli fa ora parte dei quattro ministri di osservanza grillina: il gruppo più nutrito tra le forze che sostengono il governo. Cambiano però le deleghe: per il triestino si chiudono dossier rilevanti come Alitalia, Autostrade e Ilva, mentre si aprono quelli delle Politiche agricole e alimentari, rilevanti per il Friuli e il Collio più che per Trieste. Nel suo precedente referato, il ministro ha comunque messo a segno due colpi importanti per la città: la chiusura della Ferriera, incentivata con i 50 milioni a fondo perduto del Mise, e il “pacchetto Trieste” da 388 milioni per il porto. Le risorse del Recovery che dovranno però attraversare il percorso di revisione che Draghi affronterà.
Fra gli esponenti del Partito democratico e di Italia Viva, Draghi ha fatto altre scelte rispetto a Rosato e Serracchiani. Per il primo si era parlato in queste settimane di Interni, Difesa e Infrastrutture. Alla fine ha prevalso Elena Bonetti, anche per la volontà del premier di alzare la quota femminile dei ministri, sebbene l’impegno su un perfetto equilibrio di genere non sia stato rispettato. Resta fuori pure Serracchiani, che nelle ore precedenti alla salita al Colle di Draghi è comparsa in alcune liste di ministri, senza che le indiscrezioni abbiano alla fine trovato conferma, dopo che la parlamentare era stata considerata in corsa per il Lavoro per tutta la settimana. Tanto Serracchiani quanto Rosato potrebbero ora essere sondati nei prossimi giorni, per verificarne la disponibilità ad accettare un sottosegretariato di peso. Difficile tuttavia che il coordinatore di Italia viva possa essere tentato dall’idea di lasciare il più prestigioso ruolo di vicepresidente della Camera.
Il governo si colora indirettamente di triestinità anche grazie a un’altra nomina. Il fisico Cingolani, responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo, è infatti membro del 2019 del cda di Illycaffè, nonché alla guida del Comitato sostenibilità della società giuliana. A lui va la guida del nuovo ministero alla Transizione ecologica chiesto a gran voce dal M5s. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo