Gottardo frena gli aspiranti consiglieri a vita
«Legittimo porre la questione ma non è una priorità. E non rientra nell’accordo con gli alleati»
di Roberta Giani
di Roberta Giani

Isidoro Gottardo
TRIESTE Abbattere il tetto dei tre mandati? Non è urgente. Non è politicamente opportuno. E non rientra nei patti. Isidoro Gottardo, coordinatore regionale del Pdl, scende in campo. E stoppa il ritorno dei consiglieri «a vita».
Il gruppo consiliare del Pdl propone di abolire il tetto dei tre mandati. È d’accordo?
Una premessa è necessaria. Subito dopo le elezioni, d’intesa con il presidente Renzo Tondo, il tavolo politico del centrodestra ha raggiunto un accordo per rimuovere le storture della riforma elettorale.
Chi ha stretto l’accordo?
I quattro segretari regionali. E quindi, oltre a me, Roberto Menia, Angelo Compagnon e l’allora commissario della Lega, Manuela Dal Lago.
Che prevede quell’accordo?
Quattro modifiche. Tutte coerenti con quanto abbiamo sempre sostenuto.
Qual è la prima?
Rimozione dell’obbligo di inserire un simbolo a fianco del nome del candidato presidente sulla scheda elettorale.
Perché?
La scheda è stata confezionata su misura di Intesa democratica ma il doppio simbolo fa solo confusione. Alle regionali 50mila voti non sono stati assegnati ai partiti, nonostante la volontà fosse chiara, solo perché l’elettore ha sbarrato il simbolo a fianco del candidato presidente. Il Pdl ha perso 28mila voti.
La seconda modifica.
L’abolizione del voto disgiunto.
La terza.
L’abolizione dell’articolo scandaloso che assegna il 20% dei contributi consiliari per le attività dei gruppi alle sole donne elette e il residuo 80% a tutti i 59 eletti, donne incluse.
L’articolo è nato per favorire l’elezione di donne.
Non scherziamo. Nella passata legislatura c’erano sei consigliere, stavolta solo tre. Ma stavolta una donna porta in dote al gruppo 750mila euro a legislatura e un uomo meno di 200mila. Cosa centrano le pari opportunità? Non a caso è stata una donna, la Dal Lago, a porre per prima la questione.
Ma il Pdl vuole abolire anche le quote rosa in giunta.
Non è vero. La quarta modifica concordata prevede di mantenere l’obbligo di avere rappresentati entrambi i generi in giunta, lasciando però la quantificazione al presidente.
Si va a una sola donna in giunta, anziché tre?
E perché non dieci?
Magari perché gli uomini, oggi esclusi, scalpitano.
Sgombriamo il campo. Il tavolo politico si è accordato prima che Tondo formasse la sua giunta. E quindi queste modifiche non hanno nulla a che vedere con un rimpasto o con le aspettative deluse.
Niente rimpasto, quindi.
Le tre donne della giunta hanno la totale fiducia di presidente e coalizione perché stanno lavorando bene.
Torniamo alla domanda di partenza. È d’accordo sull’abolizione del limite dei tre mandati?
È una questione che non è mai stata oggetto di discussione al tavolo politico.
E allora perché il gruppo del Pdl l’ha inserita in una proposta di legge?
È una riflessione del gruppo che io ritengo motivata sul piano giuridico: non esistono limiti di mandato per le assemblee legislative in quasi nessuna parte del mondo, mentre quei limiti sono sacrosanti per gli esecutivi e vanno mantenuti anche in Friuli Venezia Giulia. Detto questo, però, tale riflessione non è urgente, non è politicamente opportuna, né concordata.
Il gruppo faccia dietrofront, dunque?
Vada avanti, deciso, sulle modifiche concordate. Lo ripeto: è legittimo che il gruppo ponga la questione dei mandati come pure - e su questo sono pienamente d’accordo - il turno unico alle amministrative. Ma tali questioni vanno discusse con gli alleati e anche con l’opposizione.
Il turno unico serve a «imprigionare» la Lega in vista delle elezioni di primavera?
Niente affatto. Se questo è il sospetto, possiamo anche rinviare l’entrata in vigore. È un fatto di coerenza. E comunque, alle amministrative di primavera, il Pdl non farà accordi tra primo e secondo turno.
Un nuovo avvertimento alla Lega?
Il nostro elettorato si attende che i partiti della coalizione si presentino uniti. E noi rispetteremo la sua volontà. Sul turno unico, invece, che ne pensa il Pd? Sarà coerente con i suoi proclami?
Lo sarà?
Me lo auguro anche se vedo che passa il suo tempo ad attaccare Tondo su welfare e reddito di cittadinanza, anteponendo il problema della distribuzione a quello della creazione di ricchezza, persino in un momento di grave crisi.
Costi della politica. Edouard Ballaman, presidente del Consiglio, propone di tagliare i consiglieri.
Ballaman, talvolta, fa uscite imbarazzanti: ridurre i consiglieri da 59 a 40 presuppone una modifica statutaria. Inoltre, il presidente deve essere il garante, non il fautore di messaggi politici, se non vuole delegittimare il suo ruolo.
E quindi?
Svolga il suo mandato principale e arrivi a un aggiustamento tecnico dello statuto affinché la fiscalità di sviluppo possa essere attuata il prima possibile.
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