Gotovina condannato, l’ira dei croati: strappate bandiere Ue

Nuove manifestazioni contro la sentenza del Tpi. In piazza a Zagabria e a Fiume. Aggredito a Spalato il sindaco

TRIESTE Ante Gotovina il giorno dopo. Non resta che la rabbia. Molta. Che i croati sono andati a smaltire in piazza. A Zagabria nella centralissima piazza Ban Jelacic un vecchio incrocia le mani, le punta verso il cielo e piange mentre un gruppo di giovani lo guarda commosso. Più in là una vecchietta tiene stretta tra le dita la croce del rosario mentre prega, una salmodia sbiascicata tra i pochi denti rimasteli nella bocca incorniciata da profonde rughe. E al centro del gruppo, oltre diecimila persone, uomini arrabbiati che fanno a pezzi una bandiera dell'Europa. Per loro la condanna di Gotovina è stata la condanna della Croazia, della sua Guerra patriottica. Madri vestite di nero piangono i propri figli morti sul campo di battaglia esorcizzando così quel disonore che incombe sulla piazza. Poi l'ira si rivolge contro i politici.

 Contro il premier Jadranka Kosor "colpevole" per la corsa di avvicinamento del Paese a quella "matrigna" Unione europea che non ha risparmiato il figlio più illustre della Croazia. E i crimini di guerra e contro l'umanità? «E i serbi che cosa hanno fatto? Chi pagherà per Vukovar?» sono le domande che la piazza urla. «Mladic, dov'è Mladic?» «Perché la comunità internazionale non ha fatto niente per catturarlo?» Il governo croato è annichilito. Deve misurare le parole. Perché l'Europa le ascolta con molta attenzione. Bisogna cercare di non vanificare anni di lavoro, ma bisogna anche restare in linea con la piazza, con la massa, perché a breve ci saranno le elezioni politiche. È lì che si tireranno le somme. A Spalato si sono radunate circa mille persone e tutto lasciava prevedere che si sarebbe trattata di una manifestazione pacifica, senza alcun incidente.

Non è stato invece così, con il sindaco Zeljko Kerum aggredito mentre teneva il discorso. Un uomo, che lo stava ad ascoltare, gli ha gridato di togliersi di torno. Kerum gli ha dato dello jugoslavo, grave ingiuria da quelle parti e il manifestante è balzato sul podio, spintonando il primo cittadino e venendo quindi bloccato da due vigilanti. Dopo l'incidente Kerum ha ripreso il discorso contro il Tribunale dell'Aja e contro tutti coloro che, a suo modo di vedere, hanno tradito Gotovina e Markac. Infine ha intonato canzoni patriottiche, seguito dagli astanti. Circa 400-500 i partecipanti alla manifestazione tenutasi a Fiume, con appuntamento sul Ponte dei Difensori croati, sul Canal Morto e quindi passeggiata lungo il Corso fino a Piazza Adria (ex Piazza Regina Elena).

Qui è stato ripetuto che la Guerra patria e l'operazione militare Tempesta del 1995 sono state legali e legittime e che, condannati Gotovina e Markac, sono stati condannati e trattati da criminali tutti coloro che difesero la Croazia dai ribelli serbi e dall'ex Armata popolare jugoslava. Mile Biondic, presidente della sezione fiumana dei reduci, ha dichiarato che alle giovani generazioni si continuerà ad insegnare che l'operazione Tempesta e tutte le altre azioni delle Forze armate croate furono atti di eroismo, che non potranno mai venire macchiati dalle sentenze dell'Aja.

Ha collaborato Andrea Marsanich

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