Gorizia, vigili del fuoco sotto organico di 50 unità

L’emergenza coronavirus modifica la tipologia degli interventi. E all’ingresso in caserma ai pompieri si misura la febbre
Bonaventura Monfalcone-08.03.2020 Incendio-Via Valentinis-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-08.03.2020 Incendio-Via Valentinis-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Stefano Bizzi

Meno interventi per incidenti stradali, ma più interventi per aperture porte e persone bloccate negli ascensori. Così è cambiato il lavoro dei vigili del fuoco ai tempi del coronavirus. Non si limita però a questo l’attività del Comando provinciale di Gorizia che sta già guardando al dopo emergenza. Se da un lato preoccupa la situazione dell’organico, dall’altro il comandante Alessandro Granata deve già iniziare a pensare al presidio estivo di Grado e alla campagna anti-incendi boschivi, due attività che nei prossimi mesi richiederanno uno sforzo extra per i vigili del fuoco.

Attività quotidiana

Con una popolazione costretta a rimanere chiusa in casa e con un’età media piuttosto alta, nell’Isontino le chiamate legate alle aperture porta e gli ascensori bloccati si sono moltiplicate. Di contro, le richieste di intervento per incidenti stradali si sono ridotte drasticamente. Con l’arrivo del caldo è facile prevedere che emergeranno nuove criticità legate alla presenza di insetti, ma è possibile anche che con il prolungamento dell’isolamento possano aumentare anche le liti in famiglia, situazioni delicate che, in casi estremi, richiedono il supporto anche dei vigili del fuoco.

Rivoluzione dei turni

Le misure di prevenzione del contagio hanno intanto portato a una riorganizzazione anche all’interno delle caserme. Dove è stato possibile (negli uffici) si è fatto ricorso allo smart working. Tutte le comunicazioni ormai viaggiano via pec o via mail e a nessun estraneo è consentito di varcare la porta carraia, se non su appuntamento.

Gli operativi ora lavorano su quattro turni da 24 ore anziché sulle 12 standard. «È un po’ più pesante, ma si riesce a gestire», spiega il comandante provinciale che però, come tutti, deve fare i conti con la spada di Damocle del coronavirus. «Dover mettere in quarantena un turno sarebbe un problema. Fino adesso siamo riusciti ad evitarlo perché fin da subito abbiamo avviato misure emergenziali. Il rischio zero non esiste, ma si può ridurre il pericolo fino al 90%».

Prima di entrare in servizio, al personale viene misurata la febbre e nel corso dei controlli è capitato che due persone febbricitanti fossero mandate a casa e messe poi in quarantena precauzionale. Ovviamente questo costringe i colleghi a sforzi ulteriori. Tra funzionari, amministrati ed effettivi il comando è sotto organico di 50 unità. Problemi ci sono anche a livello apicale dove oltre al comandante è rimasto un solo funzionario. «Se non ci mandano qualcuno avremo delle difficoltà anche per le commissioni di pubblico spettacolo perché la priorità è il soccorso», sottolinea Granata.

Incendi boschivi e Grado

Nonostante le difficoltà di organico, l’estate si avvicina e il Comando provinciale deve cominciare a fare i conti anche con la campagna anticendio boschivo della Regione (che assorbirà una squadra) e con il distaccamento stagionale di Grado. Entrambe le attività sono già finanziate, ma per la seconda si attende la firma della convenzione. «Anche se al momento nessuno può sapere se ci sarà una stagione estiva o meno, noi ci stiamo preparando e stiamo chiedendo al personale la disponibilità agli straordinari per il presidio di Grado. Probabilmente ci sarà un ritorno al turismo interno, tipo quello degli anni Sessanta, e a Grado ci sono molte seconde case. Non è da escludere che poi arrivino anche gli austriaci. Significa che, quando si riaprirà, come vigili del fuoco ci aspettiamo che ci sarà un sovraffollamento».—

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