gorizia Viale 20 Settembre rimane spaccato in due Macerie da custodire dentro un magazzino

Tempi incerti per la riapertura dell’arteria. Gli effetti personali delle vittime vanno separati dai detriti e tutto va catalogato
Bumbaca Gorizia 06.07.2019 Casa esplosa © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 06.07.2019 Casa esplosa © Fotografia di Pierluigi Bumbaca



Viale 20 Settembre è entrato ormai nella sua terza settimana di limbo, segnato, cambiato e, soprattutto, spezzato in due dalla tragedia e dall’esplosione che il 20 giugno scorso si portò via Sabina Trapani, Miha Ursic e Fabrizio Facchettin. E in questo limbo, quasi sospeso nel tempo, è destinato a restarci ancora per un po’, qualche giorno, forse una settimana. Perché al momento non ci sono date ufficiali per la sua riapertura al traffico che, in un primo momento, sembrava possibile proprio per la giornata di oggi.

Il sindaco Ziberna, consapevole di quanto viale 20 Settembre sia arteria frequentata e importante nell’ambito della viabilità cittadina, si era confrontato nei giorni scorsi con la Procura della Repubblica, auspicando che l’area attorno alla palazzina devastata dall’esplosione sarebbe stata a breve dissequestrata, e che dunque si sarebbero immediatamente messe in moto le procedure per liberare la strada dai detriti e farla tornare alla normalità. Un iter meno semplice e lineare di quanto si possa immaginare, che richiede tempo (diversi giorni) e anche un certo dispendio di risorse, umane ed economiche. «L’inizio dei lavori per riaprire il viale è slittato di qualche giorno rispetto a quanto sembrava possibile, ma la riapertura ormai dovrebbe essere imminente – spiega il sindaco Rodolfo Ziberna –, e direi che nel corso di questa settimana tutto verrà ultimato a meno di imprevisti». Il viale verrà liberato dai detriti, ma resta ovviamente da capire la modalità con la quale verrà riaperto il traffico, almeno in un primo momento: non è da escludere che si proceda per gradi, togliendo le transenne solo ad una parte della strada e collocando magari un semaforo provvisorio che regoli un senso unico alternato.

Ma si diceva delle procedure, anche piuttosto complesse, che devono essere messe in atto prima di eliminare dalla carreggiata tutto ciò che ancora riporta la mente alla terribile esplosione del 20 giugno. Innanzitutto deve terminare l’operazione di individuazione e raccolta degli effetti personali delle vittime della tragedia, che andranno catalogati e poi depositati in un luogo idoneo e sicuro. Poi andrà individuata una struttura dove stoccare la grande quantità di materiale edile prodotta dallo scoppio e poi dalla demolizione della casa durante i soccorsi, visto che anche in un secondo momento, in futuro, potrebbe essere necessario analizzare e valutare nuovamente i detriti, nell’ambito delle indagini. Un’ipotesi, avanzata dal Comune, potrebbe essere quella dei capannoni ex Zulli di via Gregorcic, di proprietà del Consorzio industriale. Altrimenti andrebbero acquistati o noleggiati dei container, da depositare poi in un’area sicura. A quel punto potranno intervenire le ruspe dei vigili del fuoco e i mezzi privati – e anche qui ci saranno evidentemente dei costi di noleggio – che trasporteranno fisicamente lontano dal viale le macerie, togliendo dalla morsa in cui è stretta da tre settimane la strada. Che, ultima fase dell’intervento, sarà completamente ripulita e igienizzata dal personale di Isontina Ambiente, che ovviamente in quel punto di viale 20 Settembre non è più potuto passare dalla notte dell’esplosione.

Certo transenne e recinzioni, è inevitabile, rimarranno ancora probabilmente a lungo sul luogo dell’incidente, visto che la palazzina sventrata (un rudere potenzialmente pericoloso per chi avesse la malsana idea di avventurarsi al suo interno) dovrà essere isolata adeguatamente. E bisogna capire che soluzioni decideranno di adottare in tal senso le autorità e l’amministrazione. La priorità però, al momento, è ripristinare la consueta viabilità di viale 20 Settembre, che continuerà a portare a lungo la sua ferita e che ha un disperato bisogno di tornare alla normalità. –



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