Gorizia, via Morelli: via le macerie ma il rudere non si tocca
GORIZIA Via libera allo sgombero delle macerie ma permane il divieto di proseguire nella demolizione. Firmato Soprintendenza alla belle arti e paesaggio del Fvg. Ruspe subito al lavoro ieri mattina in via Morelli ma la speranza che si riprendesse la demolizione del ben noto rudere è andata subito frustrata.
Il sindaco Romoli ha preferito trincerarsi in un “no comment” con ciò, ma è una nostra interpretazione, enfatizzando ancora di più lo scoramento suo e dei goriziani per la mancata soluzione di un problema di facile superamento.
Ma i vincoli architettonici posti su un rudere sono più importanti dell’interesse collettivo, ovvero di chi risiede e chi lavora in via Morelli e, in generale, di quanti sopportano un ostacolo alla circolazione in quella zona centrale della città.
La demolizione non potrà essere conclusa fino a quando il Comune non presenterà un piano di ricostruzione dell’edificio.
Evidentemente poco importa alla Sovrintendenza che l’edificio in questione non sia di proprietà del Comune ma di un privato sottoposto a procedura fallimentare per la sua passata attività di imprenditore.
E le spese sostenute dal Comune per la parziale demolizione e l’asporto delle macerie saranno ascritte nell’elenco dei creditori. Non è dato sapere dove siano state smaltite le macerie, ma più presto spariscono meglio è. In linea teorica potrebbe perfino essere diramato un ordine per numerare i singoli mattoni da riutilizzare in futuro restauro.
La vicenda del rudere di via Morelli ha dell’incredibile ed è figlia di “mamma burocrazia” e di un lessico che rende le missive ufficiali della Sovrintendenza, spedite al Comune, di ostica comprensione. Pomo della discordia una lettera inviata dalla Sovrintendenza al Comune il 27 novembre dello scorso anno. La lettera conta 39 righe di difficile lettura.
Il Comune ritiene alla fine dell’analisi lessicale che ci sia l’autorizzazione alla demolizione. Così invece non è e la Sovrintendenza interviene d’urgenza con una lettera il 22 gennaio intimando il Comune a sospendere la demolizione.
Ecco un estratto della lettera del 22 novembre: “Pertanto la richiesta di demolizione dell'immobile che la proprietà (al di là delle vicissitudini che includono il fallimento ed i passaggi di proprietà) sembra aver trascurato fino allo stato di abbandono, al punto da determinare lo stato di degrado grave in cui versa l'edificio, unico rimasto dei quattro contigui esistenti in origine”.
Fine. Manca un pezzo, o il pertanto è di troppo. Morale: il rudere resta. Peccato a questo punto aver asportato le macerie: sarebbe potuto diventare la coppia in versione anni Duemila del tempietto dedicato alla Vittoria al Parco della Rimembranza. Sovrintendenza come i domobranci?
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