Gorizia: Uti, la “grana” dell’eredità di 4 dipendenti
GORIZIA Da ieri l’Uti Collio-Alto Isonzo si trova con una dotazione organica di... 4 dipendenti in più. Si tratta delle professionalità in forza, sino al 31 luglio scorso, alla Comunità montana del Collio, Natisone e Torre. «Una novità - lamenta Luciano Patat, sindaco di Cormòns - che ci siamo ritrovati a gestire fra capo e collo. La sensazione è di essere nel bel mezzo di un marasma, con ben pochi punti certi in questa riforma isttuzionale».
Ma, alla fine, a colpi di riunioni (svoltesi fra San Lorenzo Isontino e Gorizia), trattative, mediazioni, una soluzione è stata trovata. «Una via d’uscita affrettata - sottolinea deciso Ettore Romoli, sindaco di Gorizia e presidente dell’Uti Collio-Alto Isonzo - e che poteva essere molto più meditata ma l’obiettivo della Regione sembra essere quello di dire sempre e comunque che tutto è risolto e che le cose si fanno velocemente».
Romoli fa una cronistoria di una vicenda che ha finito con il togliere il sonno a più di qualche primo cittadino. «Ad un certo punto, è emersa la necessità di dover assorbire quattro dipendenti della Comunità montana. In altre parole, nel passaggio delle consegne all’Uti sono state assegnate all’Unione intercomunale Collio-Alto Isonzo quattro persone.
Nel momento in cui, a nome dell’Uti, ho accettato il piano di subentro ho ribadito che la cosa più opportuna sarebbe stata quella di “concentrare” tutto il personale delle Comunità montane nell’Uti del Cividalese nelle quali doveva essere costituito un ufficio stralcio per completare tutta la parte di lavoro che le comunità montane ancora non hanno terminato».
La richiesta, fa sapere il presidente dell’Uti “nostrana”, non è stata accolta «ed è stato demandato a futuri accordi fra le Uti regionali l’eventuale trasferimento di personale attribuito all’Unione intercomunale Collio-Alto Isonzo in comando a quella del Cividalese».
Ma il primo agosto (ieri, data del “passaggio di consegne”) dove sono finiti i quattro dipendenti? Alla fine, non senza difficoltà visti i tempi ristrettissimi, è stata trovata la quadratura del cerchio. «Un dipendente, pur essendo in carico all’Uti, lavora in Regione. Un altro è in ferie: quindi, per ora, il problema non si pone. Gli altri due dinpedenti “orfani” della Comunità montana sono da oggi (ieri, ndr) in servizio al Comune di Gorizia, uno dei quali è incaricato di seguire la Protezione civile», spiega ancora Ettore Romoli.
Fortunatamente, è intervenuta la Regione, «perché per il primo triennio saranno sì dipendenti dell’Uti, ma la Regione pagherà loro lo stipendio», sottolineano all’unisono il sindaco di Gorizia e il suo collega di Cormòns. Resta il dato di fatto che la questione non è stata trattata con eccessiva fretta e con davvero pochi (se non nulli) punti fermi e questo ha finito con l’alimentare la confusione.
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