Gorizia, ultimo bilancio della Provincia ormai in disarmo

Gherghetta: «Sono triste. Questo è un ente utile e smantellarlo non porterà alcun vantaggio economico». Il documento finanziario pareggia a 83 milioni, previsti lavori per 6
La sala del consiglio provinciale di Gorizia
La sala del consiglio provinciale di Gorizia

GORIZIA Solitamente, l’approvazione di un bilancio preventivo dovrebbe essere un momento di gioia. Perché delinea l’azione annuale e triennale di un ente. Ma il documento contabile discusso l’altra sera dalla Provincia è stato approvato con una buona dose di comprensibile tristezza perché l’ente intermedio è ormai a... fine vita. «Sì, sono triste perché la Provincia, checché se ne dica, è un ente utile. Risparmi, con questa riforma, non ci saranno e l’abbiamo dimostrato in lungo e in largo. Semmai, i servizi si allontaneranno dal cittadino. Non sono certamente triste perché non so cosa farò nel futuro. Quelli che stanno per concludersi sono stati dieci anni meravigliosi», commenta il presidente Enrico Gherghetta.

I numeri del bilancio

Ma non si tratta di un bilancio preventivo elaborato “per tirare a campare”, senza prospettive e senza idee: solo nel campo dei lavori pubblici, ci sono interventi finanziati e che partiranno sicuramente per 6,2 milioni di euro. Altri dati. Il pareggio finanziario complessivo tra le entrate e le spese è previsto in 82 milioni 996mila 691,67 euro. Riguardo il capitolo delle entrate (riassunte nel grafico a fianco) ammontano a 4.285.000 quelle di natura tributaria, contributiva e perequativa; a 5.955.896 euro quelle extratributarie; a 10.519.838 assommano le entrate in conto capitale. La fetta maggiore deriva da trasferimenti correnti (26,5 milioni di euro) mentre le entrate da riduzione di attività finanziarie toccano quota 21,5 milioni. Il quadro è completato dai 500mila euro frutto di prestiti e da una somma equivalente derivante dalle anticipazioni dall’istituto del tesoriere. Gli introiti sono completati dai 9.265.200 euro che corrispondono alla voce “Entrate per conto terzi e partite di giro”. Insomma, un documento contabile compiuto e che guarda al futuro nonostante la Provincia non abbia un... futuro. «Questo è l’ultimo bilancio di una Provincia democraticamente eletta dai cittadini. E visto che siamo stati eletti dai cittadini lavoreremo sino all’ultimo giorno disponibile affinché tutti i progetti vengano realizzati. Da oggi sono a fine mandato ci sono 101 cose da fare nel campo dei lavori pubblici, del sociale, dello sport, dell’edilizia scolastica. Ci aspettano mesi di inaugurazioni perché molti lavori arriverano a compimento. Chi arriverà dopo di noi (le Uti o la Regione) troverà conti in ordine e tanti investimenti».

Le poste riservate alle opere pubbliche

Importanti (nel senso che sono consistenti) gli stanziamenti per il settore dei lavori pubblici. È l’assessore provinciale Donatella Gironcoli (che detiene questo referato) a snocciolarli. «Partiamo dal completamento della pista ciclabile del litorale, per il quale sono a disposizione 1,6 milioni. Sempre in tema di ciclopiste, il primo tratto ciclabile lungo l’Isonzo costerà 400mila euro mentre per realizzare il tracciato, sempre per le biciclette, lungo la linea ferroviaria incompiuta Redipuglia-Cormons serviranno 600mila euro. Mi piace sottolineare, anche se si tratta di una posta minima (4mila euro), la realizzazione del percorso di Nordic walking. Tornando alle opere più consistenti, 600mila euro verranno impiegati per la rotonda di Ronchi dei Legionari all’ex Detroit mentre 400mila euro sono stanziati per installare i pannelli fotovoltaici su tre scuole (Einaudi, Iti Galilei, alberghiero di Grado). Infine, alla voce “consolidamenti frane” ci sono gli interventi a Dolegna (300mila euro), sul Calvario (130mila), in località Busa del Diau (520mila euro). Il quadro si completa con le verifiche sismiche in tutte le scuole (170mila euro) e con la realizzazione dell’auditorium scolastico a Monfalcone (100mila euro). Restano da reperire finanziamenti per il nuovo ponte Cucchini».

Conclude l’assessore Gironcoli: «Non siamo assolutamente in disarmo: lavoriamo come se la Provincia continuasse ad esistere nei... secoli».

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