Gorizia, stranieri in fuga, in aumento le badanti
GORIZIA Crescono in tutta la provincia (+1,2%). Calano in città (-2,5%). Crescono nell’Isontino perché il “motore” indiscusso è Monfalcone (e il cantiere). Calano nel capoluogo perché qui l’economia è asfittica: a Gorizia ci sono scarse possibilità di occupazione.
È il lavoro a determinare la nuova “dislocazione” degli stranieri nella nostra provincia. L’ultimo bilancio demografico (dati Istat, rielaborati dalla Camera di commercio) parla chiaro: la distribuzione della popolazione straniera sul territorio è determinata dalla possibilità o meno di trovare un’occupazione. E così Monfalcone continua a diventare sempre più multietnica mentre a Gorizia gli stranieri... scappano. La distribuzione della popolazione per fascia d’età evidenzia una maggior presenza in tutti i Comuni di persone giovani in età lavorativa, soprattutto nella fascia 20-49 anni che, da sola, assorbe quasi il 70,7% del totale degli stranieri residenti. Pure consistente è la quota di non italiani in età scolare (0-19 anni) che rappresenta il 23,7% della popolazione straniera complessiva mentre le altre fasce d’età hanno una rappresentatività più contenuta: solo il 5,4% degli stranieri sono ultrasessantenni.
Focus sui dati provinciali
Iniziamo dai dati provinciali. Oggi (gli ultimi dati aggiornati sono del primo gennaio 2016) gli stranieri residenti in provincia di Gorizia sono 12.692 e rappresentano il 9% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dal Bangladesh con il 17,1% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalla Romania (15%) e dalla Bosnia-Erzegovina (7,8%). Il primo gennaio 2015, invece, i non italiani erano 12.546 e rappresentavano l’8,9% della popolazione totale residente: la comunità straniera più numerosa era sempre quella del Bangladesh con il 16,6%. Recentemente, Marco Orioles, sociologo all’Università di Udine che si occupa di fenomeni migratori in Europa, ha fatto un’interessante osservazione: «Le principale specificità del quadro migratorio locale è la sua frammentazione - ha dichiarato -. Con 116 nazionalità, la parola “multietnicità” è più saliente per la società goriziana che per altre. C’è un’altra peculiarità: due terzi degli stranieri condividono con i nativi le radici europee e cristiane. Questo rende meno ardua la sfida della convivenza».
Focus sui dati del Comune di Gorizia
Diametralmente diversa la situazione del capoluogo. Gli stranieri erano 3.321 il primo gennaio 2014. Si sono ridotti a 3.273 l’anno seguente. E al primo gennaio 2016 il loro numero è calato ulteriormente a 3.195.
Anche sulla frequenza, i risultati sono diversi: dei 3.195 che hanno scelto di vivere nel capoluogo isontino, a recitare la parte del leone sono, di gran lunga, i kosovari: 584 di cui 255 femmine. A seguire ci sono gli sloveni (355) mentre sul terzo gradino del podio si “insediano” i serbi (165). Poi i macedoni (155), i croati (145) e gli albanesi (87). In pratica, più di un terzo dei residenti stranieri è costituito da cittadini dell’ex Jugoslavia. Inoltre, dei 3.195 stranieri residenti oggi in città, 694 sono i minorenni e 433 quelli nati in Italia. E i richiedenti-asilo? Non si fermano in città, questo ormai è stato chiarito. Consultando le tabelle, gli afghani al primo gennaio 2016 erano soltanto 16 (di cui soltanto una femmina) mentre i pakistani 13 (9 i maschi, 4 le femmine).
Il fenomeno badanti
Da non sottovalutare il fenomeno-badanti. A Gorizia risultano oggi residenti 94 donne e “soltanto” 20 uomini di nazionalità ucraina. Stesso discorso per i romeni: 151 donne e 64 uomini.
La spiegazione non è difficile da trovare: è legata al tipo di occupazione che molte di queste persone trovano a Gorizia, città indiscutibilmente di anziani. Si tratta di badanti o collaboratrici domestiche. Lo stesso fenomeno lo si può tranquillamente ipotizzare anche per la Polonia, con 16 uomini e 48 donne.
La richiesta di assistenti viene soprattutto da famiglie con uno o più anziani: in media, nel nostro Paese, c’è un’assistente familiare ogni 15 over 65. Questo rapporto sale al Nord (dove c’è una badante ogni 13 anziani) ma cala vertiginosamente al Sud, dove il fenomeno è ancora limitato ma in crescita. Le badanti hanno in media 37 anni, contro i 42 delle donne arrivate in Italia prima del 2005. In ragione della giovane età, il numero di quelle sposate è relativamente contenuto: solo il 60% ha un marito. Il 62% delle badanti ha figli, ma in otto casi su dieci li ha lasciati nel Paese d’origine.
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