Gorizia, Stefano non è salito in piedi sulla copertura del pozzo

I primi riscontri dell’autopsia indicano che il ragazzo è caduto con il busto in avanti. Nominato un esperto per stabilire la dinamica e la tenuta dei ganci e dei materiali
Lo sbarramento nella piazzetta che ospita il pozzo in pietra dove è morto Stefano Borghes (Foto Bumbaca). Stefano con il premio Fair play consegnato dal Panathlon (Foto Katia Bonaventura)
Lo sbarramento nella piazzetta che ospita il pozzo in pietra dove è morto Stefano Borghes (Foto Bumbaca). Stefano con il premio Fair play consegnato dal Panathlon (Foto Katia Bonaventura)

GORIZIA Stefano Borghes è caduto nel pozzo con il busto in avanti. I primi responsi dell’autopsia di ieri escludono che il tredicenne goriziano sia precipitato di piedi. Il dettaglio non è secondario. È rilevante perché permette di escludere l’ipotesi - ventilata da qualcuno - che mercoledì mattina il ragazzo fosse imprudentemente salito in piedi sulla copertura del pozzo per prendere la cartina della gara di orienteering a cui stava partecipando nell’ambito del centro estivo organizzato dal coordinamento delle parrocchie di Gorizia. È rilevante perché sposta l’attenzione sul pozzo e fa diventare un elemento di secondo piano il comportamento tenuto dalla vittima prima del volo di 30 metri in fondo all’abisso. È rilevante perché a questo punto, per capire cosa è successo, sarà più che mai necessario analizzare lo stato in cui si trovavano i ganci e i materiali della copertura.

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Stefano Borghes

Quella di ieri è stata una giornata intensa, iniziata alle 9.30 in Tribunale a Gorizia con l’accettazione dell’incarico di consulenza tecnica da parte del professor Carlo Moreschi e terminata nel pomeriggio con il nulla osta alla sepoltura del tredicenne.

Anche se come evidenziato alla vigilia, l’esame del corpo avrebbe solo confermato quanto era emerso già mercoledì, a sorpresa, dei 14 indagati per la tragedia del parco di Villa Coronini Cronberg, a nominare un perito di parte è stato solo il difensore degli animatori che avevano in custodia Stefano. A rappresentare la ventenne Andrea Gaudenzi e il diciottenne Gabriele Brumat è stato il medico legale Antonello Cirnelli.

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Al termine il consulente dei due ragazzi, ha spiegato che, al di là dei traumi, l’attenzione è stata focalizzata sull’acquisizione delle misure del tredicenne. Queste dovrebbero permettere al pm Ilaria Iozzi e alla difesa (nel caso specifico, all’avvocato Franco Ferletic) di ricostruire la dinamica dell’incidente. A tale scopo la Procura della Repubblica di Gorizia ha già chiesto anche la consulenza dell’esperto di infortunistica Marco Pozzati e, da quanto è stato possibile apprendere, Pozzati avrebbe già eseguito un primo sopralluogo preliminare nella corte delle Scuderie di viale 20 Settembre. Con lui è stato nominato anche il tossicologo Antonio Colatutto.

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Stefano Borghes e il luogo della tragedia (Bumbaca)

Saranno dunque le prossime perizie a fare luce sulle cause che hanno portato al decesso di Stefano Borghes. In tal senso ieri pomeriggio la Procura isontina ha confermato che disporrà un incidente probatorio per ascoltare l’unico bambino testimone della drammatica vicenda. La decisione - ha riferito il procuratore capo Massimo Lia - verrà notificata nei prossimi giorni ai 14 indagati e alle parti offese, individuate nei genitori, nella sorella, nei nonni e negli zii del tredicenne. L’indagine è per omicidio colposo, ma nel notificare gli avvisi di garanzia la Procura è rimasta vaga sui ruoli delle persone iscritte nel registro delle notizie di reato.

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Stefano Borghes

«Riteniamo che sia perché vuole prima fare bene luce su tutti gli aspetti della vicenda e sui legami tra i vari attori», ha spiegato uno dei legali dei componenti del Direttorio della Fondazione Coronini Cronberg, chiamato in causa praticamente in blocco insieme al presidente di diritto (perché sindaco di Gorizia) Rodolfo Ziberna e al direttore Enrico Graziano. —

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