Gorizia, si può abbattere il rudere di via Morelli

GORIZIA Rischiava di diventare il simulacro di una città in decadenza. Quel moncone di casa risparmiato in extremis dalle ruspe era uno sfregio, un pessimo biglietto da visita per Gorizia. Chi ci passava davanti, magari per andare lì a due passi a provare le oceaniche lubianske da Gianni, rimaneva sorpreso di trovarsi di fronte a quell'obbrobrio. Come mettere una vecchia "600" sfasciata in un salone di macchine di lusso. Ma adesso il Comune ha ricevuto la lieta novella. Il rudere di via Morelli, uno dei principali tormenti di Ettore Romoli, morirà prima dello scioglimento della giunta. E non è neanche un vero spot elettorale pro Ziberna, anche se potrebbe sembrarlo.
Il sindaco ha ricevuto un cadeau inatteso, una lettera della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio datata 19 maggio, firmata da Corrado Azzollini, con la quale ha avuto il via libera per la demolizione di quei resti di cemento che una burocrazia cieca e sorda ha tenuto in piedi per così tanto tempo.
Dopo aver fatto due immaginarie piroette per la felicità nel suo studio, Romoli ha convocato il fido dirigente Ussai e ha organizzato un bel plotone di esecuzione, anche se quel rudere lo avrebbe abbattuto volentieri da solo a colpi di piccone malgrado l’età non più verde e un mal di schiena sempre incombente.
L’”esecuzione” è prevista per lunedì e martedì, il Comune ha richiamato la stessa ditta a cui aveva affidato i lavori nel gennaio 2016 ma che aveva dovuto fermarsi di fronte all'improvviso stop della Soprintendenza. Un altolà doloroso che era costato all'amministrazione comunale anche un esposto-denuncia da parte della stessa Soprintendenza che asseriva di non aver mai dato il benestare per l'operazione di demolizione.
Il Comune ha sempre sostenuto il contrario. Un incidente burocratico, un malinteso, da cui si evince che nessuna delle due parti ha veramente barato. Una storia tipicamente italiana, anzi a questo punto goriziana.
L’amministrazione municipale aveva interpretato come “un’autorizzazione a procedere” una cavillosa e articolata lettera della Soprintendenza in un burocratese troppo stretto, quasi indecifrabile. Il Comune aveva risposto con una mail («ok, adesso lo buttiamo giù») che nessuno però per alcuni giorni ha aperto negli uffici della Soprintendenza e quando l’architetto Azzollini l’ha vista dicono che abbia fatto un salto sulla poltrona. Troppo tardi, le ruspe erano già al lavoro. Da qui lo scontro a suon di lettere e l’esposto in Procura.
Dopo quella disavventura, Romoli con ogni probabilità aveva perso la speranza di poter togliersi la soddisfazione di buttare giù prima della scadenza del suo mandato quel mozzicone di casa che era stato di proprietà dell’industria dolciaria Sweet di Fabrizio Manganelli (curiosamente ora candidato con le truppe di Roberto Collini nel centrosinistra), ditta dichiarata fallita con sentenza del Tribunale di Gorizia del 29 luglio 2013.
Ma che nei rapporti tra il Municipio e Soprintendenza ci fosse stata una schiarita lo si era appurato in occasione dell'accordo trovato per il recupero parziale dell’ex deposito del tram e per la realizzazione di un parcheggio vicno alla stazione ferroviaria. Altro grande cruccio che rovinava il sonno a Romoli assieme al recupero della Stella Matutina. Una partita che alla fine si è sbloccata, quasi al novantesimo minuto.
Nel documento firmato da Corrado Azzollini si legge che la Soprintendenza «autorizza con prescrizioni la demolizione di ciò che resta dell'edificio di via Morelli 5/B. Dopo i lavoro di demolizione l'amministrazione comunale dovrà intraprendere ogni possibile azione al fine di incentivare la ricostruzione dell'intero lotto affinchè non permanga a lungo il vuoto urbano. L'intera area resta sottoposta al regime di tutela indiretta».
«E’ una notizia che ho appreso con grande soddisfazione, ormai ero quasi rassegnato», ammette il sindaco. «Pensavo di non riuscire ad abbatterlo in tempo. Il Soprintendente però è stato comprensivo, si è reso conto della situazione... Bisogna anche dire che una volta che ci siamo chiariti, i nostri rapporti sono migliorati e ora la collaborazione è buona. Del resto non dimentichiamoci che non era sotto tutela la vecchia casa bensì il progetto di ricostruzione. Abbiamo avuto tantissimi problemi con quel rudere, la strada chiusa un anno, le giuste lamentele dei negozianti, l’esposto in Procura che ora mi auguro venga accantonato visto che il problema è stato risolto credo con reciproca soddisfazione». Adesso non resta che aspettare l’ultimo giro di valzer delle ruspe.
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