Gorizia, scelgono il silenzio 5 dei 6 regionali sospesi

Scena muta nell’udienza di convalida della misura cautelare davanti al gip. Gli avvocati: «Fascicolo di mille pagine»

GORIZIA Per il momento in cinque si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, il sesto ha fornito al magistrato risposte “ampie, circostanziate, puntuali e professionali”. I sei dipendenti regionali indagati nell’ambito dell’operazione Fuori servizio sono comparsi ieri mattina di fronte al giudice per le indagini preliminari, Rossella Miele, per l’udienza di garanzia.

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Bumbaca Gorizia 07.07.2017 Blitz furbetti cartellino in Provincia © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Se Giovanni Glessi ha spiegato al magistrato la propria posizione, Alfredo Iosini, Paolo Russian, Roberto Zuccherich, Giorgio Celante e Marco Tubetti, su suggerimento dei propri legali, hanno preferito non rispondere. Per il momento, la strategia difensiva è dunque improntata sulla prudenza.

Il fascicolo è corposo e, prima di muoversi, gli avvocati vogliono studiare gli atti nei minimi dettagli. Il nucleo investigativo dei carabinieri di Gorizia ha seguito i movimenti dei sei indagati per otto mesi, dall’aprile al dicembre dello scorso anno, e la scorsa settimana, su richiesta della Procura della Repubblica isontina, il gip ha emesso per tutti un provvedimento cautelare di interdizione assoluta dai pubblici uffici di 8 mesi, rigettando invece l’ipotesi degli arresti domiciliari.

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Secondo la tesi investigativa, le numerose attività di pedinamento e le riprese video avrebbero documentato la condotta illecita degli indagati che, dopo aver strisciato il cartellino, invece di prendere servizio, si sarebbero allontanati dal luogo di lavoro.

C’era chi lo faceva per fare dello shopping o la spesa, chi lo faceva per andare al bar o in agriturismi a degustare vino e chi espatriava per raggiungere ristoranti e centri commerciali della Slovenia.

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Debora Serracchiani arriva alla Direzione del Pd presso la sede del Partito Democratico in via del Nazareno, Roma, 06 luglio 2017. ANSA/ANGELO CARCONI

Non è mancato chi, addirittura, avrebbe tentato la fortuna in centri scommesse, utilizzando, in alcuni casi, anche l’autovettura di servizio. Le telecamere non hanno mancato di registrare chi timbrava il cartellino per il collega di turno.

C’è stato poi chi ha lasciato l’ufficio a metà giornata per andare a casa e tornare solo nel tardo pomeriggio per stimbrare. Gli investigatori hanno inoltre evidenziato il caso di un dipendente che - registrata la propria presenza - avrebbe fatto tappa tra gli stand di Gusti di Frontiera. Per ora si tratta solo di ipotesi e secondo i difensori sono tutte da verificare.

«Abbiamo potuto accedere agli atti martedì – ricorda l’avvocato Caterina Belletti che, con il collega Lorenzo Presot, assiste Celante e Tubetti -. Il fascicolo conta più di mille pagine e non abbiamo ancora potuto leggerlo tutto. Non è quindi ancora il caso di parlare di strategie. Il nostro ruolo è di verificare le contestazioni e capire se gli elementi probanti siano fondati o meno. Come però ho ripetuto anche in altre occasioni, il processo si fa in tribunale, non sui media».

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Al momento, in piedi c’è solo una valutazione delle prove. Solo nel caso in cui il gip ravvisasse un’ipotesi di reato si andrebbe a giudizio. In caso contrario, il fascicolo verrebbe archiviato. Belletti e Presot, ad ogni modo, starebbero valutando l’ipotesi di un ricorso al tribunale del riesame.

«Le posizioni – precisa dal canto suo l’avvocato Fabio Russiani, legale di Zuccherich – sono molto diverse. Parleremo solo quando le cose saranno più chiare». «Il provvedimento cautelare è abbastanza articolato – aggiunge il collega Alberto Tarlao, difensore di Russian -.

Vogliamo valutare episodio per episodio per giustificare ogni assenza. In ogni caso, abbiamo chiesto la revoca o, per lo meno, la riduzione temporale della misura cautelare». E identica richiesta è stata avanzata anche dall’avvocato Gabriele Cianci per conto di Glessi. Iosini non ha commentato l’incontro con il magistrato.

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