Gorizia, San Rocco piange la sua madrina Nucci de Braunizer

Per la sua bellezza era stata uno dei volti simbolo del borgo. Aveva 96 anni ed è stata infettata dal Covid. Venerdì l’addio

GORIZIA Per la sua bellezza elegante e discreta era diventata in gioventù uno dei volti simbolo di quel borgo San Rocco che non ha mai smesso di amare profondamente e di cui, negli anni, ha sempre cercato di valorizzare ricordi e tradizioni. Si trattasse di una ricetta da eseguire alla perfezione, o di un documento storico da tramandare. Anche per questo a Gorizia e a San Rocco in particolare ha toccato il cuore di tanti la notizia della scomparsa, nel giorno di Pasqua e a 96 anni, di Nucci Vida de Braunizer. Fatale le è stato il Covid 19, che ha spento in poco tempo quell’energia fresca che la contraddistingueva a dispetto della sola carta d’identità.

Nucci Vida si era trasferita in piazza Vittoria dopo aver sposato l’amato Francesco de Braunizer, ma il suo cuore era sempre rimasto a borgo San Rocco, dove era nata nel 1924 e dove era stata scelta, il 1° gennaio 1948, quale madrina della campana maggiore della chiesa parrocchiale, nel giorno della loro benedizione dopo il restauro post bellico. Un legame, quello con il borgo natio, che Nucci ha mantenuto vivo cantando a lungo nella corale locale, ma anche continuando a informarsi su ciò che accadeva a San Rocco, e di approfondire la sua storia, contribuendo anche direttamente alle iniziative del Centro per la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni popolari, di cui è stata storica sostenitrice. Centro che, peraltro, proprio tre anni fa, in occasione del 70° anniversario della benedizione della campana maggiore, la volle onorare con una cerimonia e con una targa.

«Non mancava mai di distribuire le nostre pubblicazioni, e in particolare la rivista annuale, tra amici e conoscenti – spiega il direttore di “Borc San Roc” Vanni Feresin –, e se poteva ci aiutava. A casa conservava un archivio documentale prezioso, e ricordo che ci aveva fatto dono di alcune fotografie che testimoniavano ad esempio i giorni del 1938 in cui la statua di Sant’Ignazio in piazza Vittoria venne spostata in occasione della visita a Gorizia di Mussolini, per evitare che l’effige gli desse le spalle durante il suo discorso».

«Nucci Vida de Braunizer rappresenta in un certo senso il legame con il vecchio Borgo San Rocco, perché famiglie storiche come la sua sono ormai quasi scomparse – dice anche monsignor Ruggero Dipiazza –. Nucci è sempre stata fedele alla sua realtà umana, cristiana e goriziana, e ha cercato di tenere vive le tradizioni di una città che sotto i suoi occhi stava via via cambiando». Lo faceva, come detto, anche a tavola, da formidabile cuoca, con un’abilità testimoniata anche dai premi ricevuti nel corso dei decenni in svariati concorsi culinari. In particolare conosciuti e apprezzati erano i suoi dolci: dalle paste creme allo strudel, fino alle gubane goriziane che preparava secondo una ricetta originale conservata con passione e che amava donare a chi sapeva apprezzarla veramente.

L’ultimo saluto, con il funerale, è stato fissato per venerdì, alle 11 nella sua San Rocco. —

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