Gorizia rivive l’incubo del 1976. Tanta paura ma nessuno danno

Il terremoto sentito anche ai piani bassi. In molti hanno abbandonato abitazioni e posti di lavoro
Volontari della Protezione civile di Gorizia mentre montano un tendone Foto Bumbaca
Volontari della Protezione civile di Gorizia mentre montano un tendone Foto Bumbaca

GORIZIA Tra i meno giovani il pensiero è andato subito al sisma del 1976. Anche a Gorizia, chi ha superato i 50 anni, per quanto potesse essere piccolo, non ha mai dimenticato quella sensazione così sgradevole: la terra che si muove sotto i piedi, gli oggetti sugli scaffali che cadono e quelli appesi al soffitto o alle mensole che oscillano di qua e di là. L’onda sismica ci ha messo oltre un minuto per raggiungere il capoluogo isontino, ma è arrivata. Registrata dai sismografi alle 12.19’54” con epicentro a una cinquantina abbondante di chilometri a sudest di Zagabria è stata percepita nitidamente a Gorizia quando i gli orologi dei telefonini segnavano ormai già le 12.21. Si è avvertita sicuramente ai piani più alti, ma anche in quelli più bassi si è sentita piuttosto bene. E a quel punto il Terremoto del Friuli è tornato al presente nella mente di molti. Alla fine, però, oltre alla paura, poco altro c’è stato in riva all’Isonzo.

Sentendo la prima inaspettata vibrazione sotto di sé, l’istinto iniziale è stato genericamente di smarrimento misto a incredulità, un sentimento immediatamente accompagnato da un’espressione a mezza voce con tono tra l’interrogativo e l’affermativo: «Il terremoto!?!». Che fare allora? Scappare o nascondersi sotto a un tavolo o a una scrivania? In molti hanno scelto la prima opzione e si sono precipitati fuori dalle abitazioni e dagli uffici riversandosi in strada per paura di nuove scosse, ma c’è stato anche chi ha ammesso di non aver percepito niente e di aver continuato a fare ciò che stava facendo in quel momento.

A mettere sul chi va là chi non aveva avvertito la forte scossa e, magari si trovava da solo, sono stati i social-network. Sui gruppi, il tam-tam è stato immediato. E anche i telefoni della redazione del Piccolo hanno iniziato a squillare in continuazione con i lettori che chiedevano delucidazioni in merito - e sopratutto - a localizzazione e magnitudo del sisma, oltre ad eventuali danni. Al centralino dei vigili del fuoco, viceversa, non risultano esserci state chiamate di massa. Al personale del comando provinciale di via Paolo Diacono sono state richieste solo alcune verifiche di stabilità. A mezzo pomeriggio la conferma: «Per noi è tutto regolare».

Anche l’assessore alla Protezione civile Francesco Del Sordi ha sottolineato la pressoché totale assenza di danni in città. Per il momento, alla squadra comunale di protezione civile la Centrale operativa di Palmanova ha chiesto la sola disponibilità di un camion. Ma non è escluso che per soccorrere la popolazione croata, nelle prossime ore possa essere chiesto l’impiego di altri mezzi e l’intervento di altro personale.

Se per vigili del fuoco e protezione civile, la scossa non si è rivelata un problema, un po’ di preoccupazione si è respirata invece negli uffici della questura dove la situazione di precarietà più volte segnalata dai sindacati di polizia ha ormai superato il limite del grottesco e non solo per le infiltrazioni d’acqua. In attesa di un trasloco annunciato da anni e ancora mai effettuato, nelle stanze di piazza Cavour la presenza di impalcature di sostegno è diventata ormai la norma e in occasione della scossa di ieri mattina, come riportato da una fonte interna, si sono vissuti momenti di vera paura. —

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