Gorizia riscopre il fascino delle cabine telefoniche

Esperimento degli studenti del Dams isontino: fermano i passanti e chiedono loro di fare una cosa d'altri tempi, una chiamata da una delle rare strutture Telecom sopravvissute in città. E poi raccontare la propria "esperienza"
Bumbaca Gorizia 02.12.2013 Cabina telefonica - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 02.12.2013 Cabina telefonica - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

La porta a molla che si chiude, il mondo che resta fuori, il gettone che scende rumoroso e il fascino démodé di una telefonata da una cabina telefonica. Proprio quello che un gruppo di studenti universitari sta cercando di rispolverare, in questi giorni, a Gorizia. Qualcuno, tra chi legge, potrebbe esserci passato, tra sabato e ieri. Alcuni ragazzi, “armati” di videocamera e microfono, fermavano i passanti chiedendo loro una testimonianza e due minuti del loro tempo. Per far cosa? Una telefonata, rigorosamente da cabina telefonica, ad uno di quei numeri nascosti da qualche parte nella rubrica del cellulare. Il numero di un vecchio amico, di un parente lontano, di quelli che ci si prefigge sempre di risentire, prima o poi, per rimandare regolarmente alla prossima occasione. In eterno.

Non si tratta di uno scherzo, ma di un serio progetto condotto nell'ambito di un corso universitario, che gli studenti del Dams dell'università di Udine a Gorizia presenteranno domani mattina ai loro docenti. «Si tratta di una ricerca sul concetto della crisi e dei tempi che cambiano – raccontano gli studenti -. Così ci è venuto in mente un simbolo su tutti: la cabina telefonica. Oggi tutti giriamo con i telefonini e i più giovani non sanno nemmeno cosa fossero le cabine del telefono pubblico. Stiamo sempre incollati al cellulare e lo utilizziamo mentre camminiamo, mangiamo, pensiamo ad altro. Abbiamo pensato dunque alla cabina telefonica come un “luogo altro”, dove ci si astrae dal resto del mondo e si fa solo ciò a cui la cabina serve: telefonare».

I ragazzi chiedono dunque agli intervistati, oltre che di raccontare il loro punto di vista, anche di concedersi una telefonata a un vecchio amico. In cabina telefonica, ovviamente. Quelle “gabbie” di vetro e metallo che oggi, specie ai più giovani, sembrano esempi di archeologia moderna.

Nelle principali città occidentali i telefoni pubblici iniziarono a diffondersi nella prima decade del Novecento, anche se le cabine telefoniche propriamente dette comparvero qualche anno dopo. In Italia la prima in assoluto fu installata il 10 febbraio 1952, in piazza San Babila a Milano. Fu la prima di migliaia. Alla fine degli anni Settanta, quelli di massima diffusione delle cabine, in Italia si arrivarono a contare oltre 33mila apparecchi pubblici. In principio funzionavano a gettoni, poi si passò alle monete, infine si arrivò alle tessere prepagate. A Gorizia ve ne sono ormai solo una dozzina, in gran parte dimenticate e rovinate, senza luce e non sempre funzionanti. Ma ci sono ancora. Resistono. E qualcuno, magari, anche grazie all'iniziativa di un grupppo di studenti del Dams, potrebbe imparare a riscoprire il loro fascino.

Marco Bisiach

Riproduzione riservata © Il Piccolo