Gorizia, riemergono in Borgo Castello due tratti di antiche mura

Il Centro ricerche carsiche “Seppenhofer” punta i riflettori sulla recente scoperta nei giardini del Musei provinciali: «Manufatti probabilmente del basso Medioevo» 
Le mura che sono riemerse nei giardini dei Musei provinciali Foto Erpac Fvg
Le mura che sono riemerse nei giardini dei Musei provinciali Foto Erpac Fvg

GORIZIA Il sottosuolo di Gorizia non smette di restituire reperti. Durante i lavori di riqualificazione e riorganizzazione dei giardini e delle aree di pertinenza dei Musei provinciali di Borgo Castello a Gorizia, in gestione all’Erpac Fvg, sono state portate alla luce due tratti di mura «forse legate alle fasi bassomedievali o forse più antiche», spiegano gli speleologi del Centro ricerche carsiche “C. Seppenhofer”. Era subito intervenuta la Soprintendenza Archeologia regionale, che aveva rilevato il particolare interesse di queste strutture.

La nascita del “Seppenhofer” si deve ad alcuni speleologi goriziani. Nel 1978, animati da spirito innovativo, diedero vita ad una nuova formazione speleologica. Promotore di questa iniziativa fu, senza dubbio, Maurizio Tavagnutti che grazie anche alle forti motivazioni di alcuni altri amici, tra cui Fulvio Ladini, riuscì a creare un piccolo nucleo di persone animate tutte da un unico obiettivo: quello di creare a Gorizia un centro di interesse non solo speleologico ma di più ampio respiro rivolto cioè sia allo studio del carsismo sia a tutte quelle iniziative atte a sviluppare il senso dell’avventura.

E oggi quello stesso gruppo punta i suoi riflettori sul passato di Gorizia che torna d’attualità. «E non si tratta delle (stanche) questioni novecentesche, ma di storia millenaria, connessa all’evoluzione della Principesca Contea nei secoli a cavallo tra il Basso Medioevo e l’inizio della cosiddetta Età Moderna», rimarca il Centro ricerche carsiche. Sulla rivista del sodalizio “Sopra e sotto il Carso” si ripercorre quest’ultimo ritrovamento.

I lavori, infatti, volti alla riqualificazione dei giardini hanno svelato questi “manufatti” giudicati di particolare interesse. Specificatamente sono emersi dalle profondità della terra due possenti murature legate probabilmente alle fasi bassomedievali e moderne che probabilmente avevano la funzione di regolarizzazione del pendio, mediante la creazione di terrazzamenti. «La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia ha trovato particolarmente interessante soprattutto una di queste strutture, poiché andava a raggiungere con la sua fondazione la bancata di flysch che costituisce il colle del castello. La roccia, in questo punto, sembra essere stata già tagliata in precedenza, forse per l’alloggiamento di strutture in materiali deperibili ora completa-mente perdute - rileva il Centro Ricerche Carsiche -. E scavando ulteriormente il sottile strato di argilla sopra la roccia sono stati scoperti frammenti ceramici databili alla prima età del ferro (VIII sec. a. C. circa), mentre la bancata stessa presentava chiazze di arrossamento, dovute all’esposizione al fuoco. Tutti questi elementi lasciano ipotizzare la presenza di un insediamento protostorico nelle aree limitrofe a quella indagata, probabilmente in posizione leggermente più rilevata».

I lavori di riqualificazione dei giardini e delle aree pertinenziali dei Musei Gorizia sono finanziati dal Programma Interreg Italia–Slovenia “Walk of Peace” e dall’Erpac Fvg – Ente Regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia. Prevedono una generale pulizia dell’area e una riorganizzazione della stessa, puntando sull’elemento vegetale, che diventa elemento “caratteristico” al pari degli spazi pavimentati e dei manufatti che saranno collocati sull’area.

Sotto il profilo dell’accessibilità verranno anche posizionate delle panchine per ammirare il panorama circostante, mentre i Musei provinciali saranno finalmente accessibili per le persone con difficoltà motoria. —

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