Gorizia, proiettile inviato all’Agenzia delle entrate
di Francesco Fain
Si sono subito insospettiti. Quella lettera presentava uno strano rigonfiamento ed era indirizzata all’Agenzia delle entrate, sede di Gorizia. Considerato quanto successo nel resto d’Italia negli ultimissimi giorni, i dipendenti del centro di smistamento di Poste italiane non hanno sottovalutato quella “strana” missiva, allertando immediatamente la polizia postale. E si è potuto così scoprire che all’interno di quella busta c’era una cartuccia a salve.
A confermare il fatto è Gennaro D’Agnese, capo di gabinetto della Questura. Che rivela altri particolari. La “scoperta” è avvenuta attorno alle 10.30. Prudenzialmente, sono stati chiamati anche gli artificieri ma, fortunatamente, non c’era alcuna bomba e nessun meccanismo esplosivo all’interno. C’era, invece, una missiva «con una rustica stella a cinque punte tracciata con una penna: la stessa che contrassegnava le Brigate rosse», rivela D’Agnese. Ma la polizia, pur dichiarando che le indagini sono in corso, crede si tratti di una rivendicazione assolutamente fasulla. «Le Brigate rosse usavano il ciclostile - fanno notare gli inquirenti -. In questo caso, tutto è scritto con la penna». Nella lettera, poi, erano riportate non meglio precisate minacce all’Agenzia delle entrate di Gorizia.
La polizia ha provveduto a sequestrare tutto, compreso quella cartuccia a salve, trovata all’interno della busta. Ora saranno le indagini che dovranno servire a capire da che città è stata spedita quella busta. La sensazione è che si tratti dell’atto di un mitomane. Indirettamente è arrivata una conferma dell’accaduto anche da Poste italiane: ha confermato la presenza della polizia ieri mattina, non rivelando altri particolari.
Non è la prima volta che scatta l’allarme a Gorizia a causa di una busta sospetta. Sei anni fa, si pensava ci fosse antrace alll’interno di una lettera sospetta inviata all’Ospedale civile di Gorizia, allora ancora ubicato in via Vittorio Veneto. Nella tarda mattinata un uomo si presentò al pronto soccorso con una busta proveniente dagli Emirati arabi, sigillata in un sacchetto di plastica. Il personale medico allertò immediatamente i vigili del fuoco: dopo accurati controlli il responso fu quello di un falso allarme, probabilmente uno scherzo di cattivo gusto. «Mi è stata recapitata questa busta: ho paura». Queste le parole con cui un goriziano di mezza età si è presentò, alle 11.45, al primario del pronto soccorso dell’ospedale di via Vittorio Veneto, Giuseppe Giagnorio, facendo scattare l’allarme-antrace.
Un altro scattò, sempre 6 anni fa, il giorno prima dopo una segnalazione ai vigili del fuoco, ma in questo caso non fu necessario intervenire. Nel caso del fatto verificatosi all’ospedale l’intervento scattò.
Dopo aver chiesto all’uomo di non abbandonare la stanza e di depositare sul tavolo la busta (priva dell’indicazione del mittente, riportava delle parole in arabo), il medico allertò le forze dell’ordine.
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