Gorizia, “pescati” dal Comune i furbetti dell’Ici

Dai controlli effettuati, in 150 hanno evaso l’imposta sugli immobili. L’amministrazione municipale recupererà 138mila euro
Bumbaca Gorizia 11.06.2008 Comune, in fila per l'Ici - Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 11.06.2008 Comune, in fila per l'Ici - Foto di Pierluigi Bumbaca

Il Comune “pesca” i furbetti dell’Ici. Ma una premessa è, subito, doverosa: l’imposta comunale sugli immobili è stata un tributo comunale, sostituita nel 2012 dall’Imposta municipale propria (Imu). Ma la rettifica o l’accertamento d’ufficio devono essere notificati, a pena di decadenza, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui la dichiarazione o il versamento dell’imposta sono stati, o avrebbero dovuto essere, effettuati.

Pertanto, circa 150 goriziani oggi si ritrovano a fare i conti (nuovamente) con l’Ici. La quale, pur essendo morta e sepolta, rivive. Perché? Perché l’amministrazione comunale ha intrapreso, come prevede la legge, un’azione di recupero delle somme che si prevedeva di incassare ma che non sono state incassate con l’Ici. È iniziata cioé un’operazione di «accertamento degli avvisi emessi nel 2016 e divenuti definitivi nel 2017» che ha evidenziato un mancato introito di 137.974 euro: soldi che andranno recuperati.

Ad entrare nel dettaglio l’assessore comunale alle Finanze e al Bilancio Guido Germano Pettarin. Spiega che si tratta, ovviamente, dell’Ici pregressa, di vecchi adempimenti che diventano esecutivi appena oggi. «Per semplicarla al massimo, si tratta – spiega l’esponente della giunta Ziberna – degli accertamenti per mancati pagamenti o per pagamenti diversi da quelli che, secondo l’ente, si sarebbero dovuti fare. Infatti, tecnicamente sono accertamenti, non escussioni. Quindi, si tratta di un iter che, alla fine, porta o ad un pagamento o ad un riconoscimento delle ragioni del contribuente. Vengono, nel frattempo, accertati perché sono un credito che il comune vanta. Se vi dovessero essere ragioni del contribuente valide e riconosciute, verrà naturalmente conguagliato l’accertamento».

In questo caso si è evidenziato che quasi 138mila euro mancavano all’appello ed è così che questi soldi, una volta recuperati, sono finiti nel capitolo “Recupero evasione Ici”. «In effetti, in estrema sintesi, si tratta di una delle forme di recupero della evasione o affermata tale – spiega ancora Pettarin –. È il motivo per cui, durante le precedenti amministrazioni comunali, prima Federico Portelli e poi Giuseppe Cingolani, in una successione ereditaria dei temi, dicevano ogni anno che la pressione fiscale aumentava secondo gli indici (invece di rimanere fissa o diminuire). Il motivo è sempre stato determinato dal fatto che i nostri uffici effettuano anche il recupero dell’evasione. Nel resto del Paese l’attenzione a questo tema è meno viva. Basta pensare alla rottamazione delle cartelle». L’assessore rimarca, comunque, che si tratta «sempre e comunque» di azioni mirate e che non c’è «alcun intento persecutorio». «La filosofia è questa: ci si basa sempre sulla effettiva disponibilità di beni o redditi realmente aggredibili. In altre parole, non si intraprendono azioni legali se non ci sono beni utilmente aggredibili».

 

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