Gorizia, panchina rossa imbrattata da un uomo incappucciato

La telecamera dei Giardini immortala da lontano l’autore delle scritte ingiuriose. Il comandante dei vigili urbani Muzzatti: «Atto odioso. Le indagini continuano»
Il frame della telecamere con il vandalo in azione cerchiato di bianco. Sotto, la panchina imbrattata
Il frame della telecamere con il vandalo in azione cerchiato di bianco. Sotto, la panchina imbrattata

GORIZIA Quelle iscritte ingiuriose (subito eliminate dagli operai del Comune) sulla panchina rossa dei Giardini pubblici hanno scatenato un’onda lunga di indignazione, sdegno e stizza in città che non si è esaurita.

È stato oltraggiato un simbolo importante proprio nella giornata internazionale in cui si lanciava il messaggio dell’urgenza di eliminare la violenza contro le donne. Ed è così che i vigili urbani, di concerto con la Questura, hanno subito fatto partire le indagini in maniera da individuare, possibilmente in tempi brevi, il responsabile di quelle scritte oltraggiose indirizzate al pianeta femminile.

La prima operazione è stata quella di visionare le immagini della telecamera pubblica installata ai Giardini pubblici. E un piccolo risultato l’occhio elettronico l’ha colto, anche se non è impossibile attribuire un volto al responsabile. «Ciò che si vede - spiega il comandante della Polizia locale, Marco Muzzatti - è una sagoma che “armeggia” attorno alla panchina. Ma le immagini sono, purtroppo, molto lontane. Si vede una persona presumibilmente incappucciata, di corporatura normale, vestita con abiti scuri. Ora, stiamo vedendo se altre telecamere hanno intercettato la stessa figura per capire gli spostamenti e verificare se è possibile avere qualche immagine migliore, definita e risolutiva».

Quel che sorprende è che l’atto vandalico (se così vogliamo chiamarlo) è avvenuto non nel cuore della notte, bensì di sera, attorno alle 21. Ma, a quell’ora, la città è già semivuota e si vede davvero pochissima gente per strada. Quindi, ha agito praticamente indisturbato. «Se mai riusciremo a individuarlo, il responsabile rischia una denuncia per danneggiamento, forse anche con l’aggravante dell’odio di genere. Ovviamente, gli saranno imputate le spese di ripristino della panchina». Che, alla fine, non sono state nemmeno particolarmente onerose, considerato che è bastato utilizzare uno speciale diluente visto che non c’è stata alcuna incisione e la vernice rossa della panchina non è stata intaccata.

Restano le parole di netta condanna dell’assessore comunale Marilena Bernobich che parla di «profanazione di un “oggetto” che per le donne e fortunatamente anche per moltissimi uomini di Gorizia è un simbolo che non può e non deve essere violato. La frase che siamo stati costretti a leggere è impensabile in una società civile, ma dobbiamo prendere atto con coraggio che concetti vergognosamente simili a quello si sentono pronunciare ancora spesso. Troppo spesso». —

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