Gorizia-Nova Gorica Capitale della Cultura 2025: è il giorno della verità

TRIESTE Mai così vicine e, allo stesso tempo, mai così lontane. Gorizia e Nova Gorica oggi si abbracceranno sul piazzale della Transalpina per conoscere il loro destino più prossimo. Tra le due città, però, così poca interconnessione fisica non c’è stata nemmeno durante gli anni della Guerra Fredda quando quello spazio comune di fronte alla stazione ferroviaria - divenuto nel 2004 il simbolo dell’allargamento a Est dell’Unione europea - era tagliato in due da una rete metallica. Di qua e di là della frontiera le prescrizioni anti-Covid dei rispettivi Stati hanno allontanato le persone, ma non hanno fermato la collaborazione tra le due comunità e proprio questo particolare potrebbe rivelarsi il punto di forza della candidatura a Capitale europea della Cultura 2025.
Con Nova Gorica e Gorizia sono rimaste in lizza Lubiana, Pirano e Ptuj. Mercoledì la commissione chiamata a decidere il vincitore tra le città ancora in corsa ha sottoposto i sindaci Rodolfo Ziberna e Klemen Miklavič a un fuoco incrociato di domande e non è mancata la questione legata alla momentanea separazione. Da quanto è stato riferito, i primi cittadini di Gorizia e Nova Gorica hanno risposto mostrando le fotografie delle iniziative messe in campo a cavallo del confine nel corso di quest’anno così travagliato e difficile e l’appuntamento di oggi sul piazzale della Transalpina sottolineerà ulteriormente questo concetto, però lo ribalterà. Non sarà cioè “Vicini, ma separati”; sarà piuttosto “Separati, ma vicini”.
Quando l’allora sindaco di Nova Gorica, Matej Arčon, propose al suo omologo goriziano l’idea della candidatura congiunta a Capitale europea della Cultura 2025, Ettore Romoli la sposò immediatamente e senza riserve. I due la presentarono il 6 marzo 2017 alla platea del teatro di Nova Gorica nel corso di un incontro sulla Zes (la Zona economica speciale ndr) al quale era presente l’esecutivo del primo ministro sloveno Miro Cerar. Inizialmente accolta in maniera fredda da entrambi i lati della frontiera, l’idea si è piano piano sviluppata e ha preso corpo raccogliendo contributi di ogni genere da parte di enti, associazioni e singoli cittadini.
Le dita di tutti (e non soltanto quelle) ora sono incrociate. Il sindaco Ziberna però ha le idee chiare: «Se non dovessimo vincere ci rimboccheremmo le maniche affinché questo grande lavoro, non solo non vada perduto, ma possa servire per raggiungere gli stessi obiettivi che ci siamo fissati. Per noi era importante creare un percorso; non costruire delle strutture o degli edifici. Prima c’erano realtà che non si conoscevano nemmeno, ora ci sono realtà che collaborano tra loro. Senza l’investitura dell’Ue, il percorso sarà quindi solo più lungo, di certo non si interromperà. Comunque vada, non si torna indietro».
Su una cosa dunque c’è certezza: la tappa di oggi sarà spartiacque, ma non spazzerà via quanto fatto nel corso di questi tre anni e mezzo e, in qualunque modo andrà a finire, prima o poi il confine riaprirà e le due comunità saranno di nuovo unite. Non solo vicine. —
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