«Gorizia non può ospitare più di 70 richiedenti asilo»

«Gorizia deve diventare solo luogo di transito e non di permanenza dei richiedenti-asilo». «La Regione? È rimasta inerme di fronte alla problematica dell’immigrazione, quasi che Gorizia non facesse parte del Friuli Venezia Giulia». «Affiderò all’Isig (l’Istituto di sociologia internazione di Gorizia, ndr) il compito di redigere uno studio per capire i motivi per cui la nostra città è così attrattiva per i profughi».
Sono i tre concetti forti che il sindaco Ettore Romoli esprime in quest’intervista, all’indomani del trasferimento di 108 richiedenti asilo in Lombardia, Abruzzo e Liguria: trasferimento che costituisce un importante momento di svolta nell’emergenza immigrazione.
Sindaco, è soddisfatto di questa svolta?
Sì. Il Governo, per la prima volta, ha preso cognizione che Gorizia è un centro d’arrivo dei profughi e non una delle tante città disseminate nel Nord Italia dove vengono smistati quotidianamente gli immigrati provenienti dal mare. Prova ne sia che immediatamente il Ministero degli Interni, in accordo con la Prefettura, ha disposto il trasferimento di 108 profughi in altre città italiane. Ma questo non può e non deve rimanere un fatto isolato.
Perché c’è il rischio che fra un mese saremo nuovamente punto e a capo...
Appunto. I flussi sono continui, incessanti. E occorre affrontare in maniera organica e strutturata la questione.
In che maniera?
Deve farsi strada una linea politica per cui Gorizia e tutta la fascia confinaria sino a Tarvisio vengono considerate un luogo di transito alla stregua di quanto già succede a Lampedusa e in Sicilia per gli arrivi via mare. In altre parole, raggiunto un certo numero di persone, Gorizia deve essere “alleggerita”, trasferendo sistematicamente e costantemente gli immigrati in altre città del Nord Italia che hanno a disposizione centri più attrezzati.
Perché, qui non ce ne sono?
No. Con centri più “attrezzati” intendo strutture che offrano la possibilità ai richiedenti asilo di essere impegnati in qualche maniera per l’intero arco della giornata: cosa che non succede a Gorizia perché sia il centro Nazareno sia l’hotel Internazionale vengono utilizzati solo per i pernottamenti mentre, durante il giorno, gli immigrati passeggiano per le vie cittadine dando l’impressione ai goriziani di essere ancor di più di quelli che realmente sono. È una questione di percezione. Ecco perché parlo di strutture attrezzate che, qui, non ci sono.
Larga parte dei richiedenti-asilo sono “Dublino positivi”: si sono, cioé, già visti respingere l’istanza di rifugiato in altri Paesi europei e tornano a bussare alla commissione di Gorizia. Che fare?
Questo è un altro problema. Ormai l’80 per cento è costituito da “Dublino positivi”. Chiederò all’Isig di effettuare uno studio con l’obiettivo di capire i motivi per cui Gorizia è così attrattiva per queste persone.
Cosa ha fatto la Regione, secondo il suo parere, per venire a capo della problematica dell’immigrazione?
Diciamolo chiaramente: la giunta regionale è rimasta inerme sino a questo momento ignorando i problemi che gravano su Gorizia. Volete una conferma? L’assessore Torrenti ha partecipato all’incontro con il viceministro Bubbico a Udine ma non ha ritenuto di essere presente a Gorizia in occasione della visita dello stesso rappresentante di Governo. Mi auguro, quantomeno, che la Regione condivida il mio progetto di far diventare Gorizia luogo di transito e non di permanenza dei profughi. Anche perché, e lo ripeto, la nostra realtà può sostenere la presenza di 60, massimo 70 immigrati.
Parallelamente il progetto di accoglienza diffusa fa acqua da tutte le parti. Gli altri Comuni hanno fatto abbastanza?
Valutate voi. Valutino i goriziani. Ad eccezione della “mitica” San Canzian d’Isonzo non c’è stato sviluppo per il progetto di accoglienza diffusa. Sono state prodotte solamente tante chiacchiere e elaborati protocolli fumosi. Questa è la pura verità. Gorizia da una parte e Gradisca d’Isonzo dall’altra sono rimaste da sole affrontare quest’emergenza.
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