Gorizia, mensa dei poveri affollata anche a Natale

Una quarantina di persone ha mangiato dai frati Cappuccini. In pochi anni utenti raddoppiati. Boom di presenze slovene. L’analisi del padre superiore Esterino Biesuz che fa il punto della situazione
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 26.12.2013 Pranzo Natale Cappuccini Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 26.12.2013 Pranzo Natale Cappuccini Foto Pierluigi Bumbaca

Pasticcio o pasta come primo. Un secondo a base di carne. Contorni misti. Una fetta di panettone e frutta a volontà.

Non è il menù di una trattoria cittadina. Sono le pietanze servite alla mensa dei poveri dei frati Cappuccini che ha aperto, come da consuetudine, anche nel giorno di Natale. Una quarantina di persone, in situazioni di estrema povertà e solitudine, si sono date appuntamento in piazza San Francesco d’Assisi: si sono radunate all’ingresso e, in attesa che le porte venissero aperte, hanno chiacchierato, hanno confrontato le loro storie, si sono sfogate.

Quanti sono i “clienti”? Si è passati da una media di 25 persone in attesa di un pasto caldo a 40 e anche più. «Ci sono state giornate, soprattutto nei periodi invernali, in cui abbiamo toccato quota 60», spiega il padre superiore della comunità, Esterino Biesuz. Alla mensa dei poveri bussano parecchi giovani, tanti stranieri, qualche donna. Ma anche anziani: forse, più che poveri, soli. Ogni giorno, alle 11.30, gli ospiti della mensa dei poveri bussano alle porte del convento. Si siedono in mensa, scambiano quattro parole, attendono i volontari che servono loro il pranzo: sì, i volontari, il cui apporto è a dir poco fondamentale. La scena, come abbiamo scritto diverse volte, si ripete ogni giorno, da anni e anni, fatta eccezione per la brevissima pausa agostana: soltanto fra il 1943 e il 1944 la mensa è rimasta chiusa, per il resto ha sempre sfornato piatti fumanti per chi ha bisogno, compreso il giorno di Natale.

Padre Esterino ha dedicato importanti riflessioni alla mensa dei poveri in uno degli ultimi numeri di “Voce Isontina”. «Notiamo un aumento degli extracomunitari, prima invece erano di più i goriziani. Tra gli utenti giornalieri si registra la presenza di molti sloveni. Non conosco il motivo per cui vengono da noi, non ho mai avuto occasione di chiederglielo anche perché parlano poco e non conoscono nemmeno bene l’italiano. Mi sono fatto l’idea - argomenta padre Biesuz - che alcuni vengano proprio perché sono soli e mangiare assieme a qualcun altro diventa un momento importante per loro». Guardando i commensali, sorprende l’assenza (o quasi) di donne. «Probabilmente, hanno più pudore nel venire alla mensa: la donna è da sempre considerata l’angelo del focolare - spiega il padre superiore a “Voce Isontina” - per cui è abituata a prepararsi il cibo. Probabilmente loro fanno più fatica anche ad accettare l’idea di doversi “appoggiare” su qualcuno per un pasto. È una questione psicologica e sicuramente influisce anche il fatto di trovarsi praticamente da sole in mezzo a tanti uomini. Spesso, infatti, se vengono, le donne sono sempre accompagnate da qualcuno, vuoi il marito, il fidanzato o degli amici. Le donne, piuttosto, vengono da noi negli orari in cui la mensa è chiusa: suonano alla porta e chiedono un panino perché, forse, si vergognano ad usufruire del servizio».

Sì, i «nuovi poveri» sono in crescita. Anche a Gorizia. A confermarlo, sempre più spesso, il Comune nei periodici bilanci dedicati all’intensa attività sociale. «Ci sono moltissime persone - ha dichiarato più volte l'assessore al welfare e all’assistenza, Silvana Romano - che per la grandissima dignità preferiscono non far emergere le loro situazioni di difficoltà e si arrangiano come possono, servendosi della mensa dei poveri dei padri Cappuccini o del dormitorio della Caritas. E queste persone hanno un gran bisogno di aiuto».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo