Gorizia, le avances del falso imprenditore. Altre vittime in città e fuori regione
GORIZIA La Questura aveva lanciato l’appello. Diffondendo la notizia delle “scorribande” goriziane di un molestatore seriale, denunciato a piede libero, aveva precisato: «Sono in corso accertamenti sui numerosi altri episodi che si ritiene non siano stati denunciati, forse anche per un senso di vergogna a ripetere gli argomenti emersi durante i contatti a distanza, e si invitano le eventuali vittime a segnalarli alla squadra mobile». E, così, è stato. Una donna residente nell’Isontino ha contattato la Questura. Dopo aver letto “Il Piccolo” ha ricordato di aver ricevuto, nei mesi scorsi, i messaggi osè del sedicente imprenditore che prometteva un posto di lavoro in cambio di foto intime e quant’altro. «Ma la donna inquadrò subito chi aveva di fronte e troncò immediatamente la comunicazione. Pertanto, il fatto non è sfociato in una denuncia», fa sapere Claudio Culot, capo della squadra mobile. «Abbiamo, inoltre, scoperto che questa persona era stata denunciata, per fatti analoghi, anche nelle Marche e nel Veneto, a riprova che si tratta di una molestatore seriale».
Ma ricordiamo come agiva e come è stato scoperto. La persona in questione si presentava come un imprenditore di una nota ditta che opera nel settore alimentare. Dialettica molto convincente, prometteva un’occupazione ma, ben presto, si lanciava in avances sessuali, sin troppo esplicite. Uno schema, purtroppo, visto troppe volte.
Ma la squadra mobile della Polizia, nei giorni scorsi, l’ha denunciato. Continua a mantenere stretto riserbo sulla sua identità. Si sa che ha quarant’anni, che è corregionale e che si può definire un “molestatore seriale”. Sul suo conto c’è anche un precedente, proprio a Gorizia. A raccontare i dettagli era stato il capo della squadra mobile Claudio Culot. Vittima una ragazza goriziana che aveva, da poco, raggiunto la maggiore età. La giovane aveva appena pubblicato sul popolare sito di annunci online “Subito.it” una richiesta di lavoro quando l’uomo, avvezzo a ricercare le potenziali vittime sul web, l’ha contattata fingendosi un imprenditore, rappresentante di un’azienda alimentare molto importante.
«La ragazza - raccontò Culot - è stata brava a dialogare attraverso la chat. Nei contatti successivi, tutti intercorsi con la messaggistica WhatsApp, dopo essersi presentato con un nome di fantasia e il “solito” corredo di qualità tipiche della persona di successo, l’adescatore ha iniziato a chiederle il curriculum personale per l’assunzione in veste di segretaria della nota azienda, continuando insistentemente con una serie di domande fino ad arrivare, ben presto, a quanto da lui desiderato». E qual era il suo obiettivo? È presto detto. Perché dal generico suo interesse per l’aspetto fisico e la bella presenza dell’interlocutrice, requisito ritenuto «indispensabile» per il lavoro da intraprendere, le domande si sono via via orientate sempre più esplicitamente sull’argomento sessuale, dapprima chiedendo foto di lei ritratta senza nulla addosso, poi arrivando a descrivere senza più remore la prestazione da offrirgli in contraccambio e per testare la sua affidabilità. —
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