Gorizia, l'arcivescovo: "Viviamo anni di grandi preoccupazioni"

GORIZIA. L'arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli ha celebrato messa nel giorno di Ferragosto alla Casa circondariale di via Barzellini. Ecco alcuni stralci della sua omelia: "Ognuno di noi, a prescindere da chi è da dove si trova, è giustamente preoccupato per le sue cose, per i suoi problemi e quelli della sua famiglia, ma ha anche attese, desideri, speranze che riguardano la sua vita di ogni giorno ma anche il suo futuro.
Penso che però capiti a tutti qualche volta di farsi domande più generali sull’umanità e sul mondo. Che cosa stanno combinando gli uomini e le donne di oggi? Dove sta andando il mondo? Quale sarà il suo destino? C’è qualche speranza per il futuro? per i miei figli, per i ragazzi e i giovani di oggi? Ci sono periodi della storia, anche non facili (per esempio gli anni del dopoguerra), dove sembra prevalere un atteggiamento di fiducia nel progresso, nella scienza, nell’umanità, una sensazione di speranza e di positività. Capita qualche volta di vedere alla televisione qualche documentario degli anni ’60 che inneggia al progresso, allo sviluppo della scienza e della tecnologia, alla crescita dei popoli, alle attese dei giovani piene di buone prospettive.
Ci sono invece altre epoche della storia dove prevale il pessimismo, la preoccupazione per il domani, la sfiducia nel futuro, l’ansia per l’oggi".
L'Arcivescovo ha proseguito: "Questi nostri anni sono un po’ così: c’è la crisi economica, c’è sfiducia nelle istituzioni, ci sono in giro per il mondo guerre e terrorismi (papa Francesco proprio qui da noi nel settembre dello scorso anno ha parlato a Redipuglia di una terza guerra mondiale a pezzi e più volte è tornato sul concetto), il clima sembra cambiato irreversibilmente (ci sarà ancora Venezia o la nostra Grado tra un paio di decenni o l’acqua del mare avrà occupato diverse aree costiere?), i giovani non trovano lavoro, ci sono milioni (forse 60 o più) persone che fuggono da guerre, carestie e persecuzioni e cercano rifugio in altri paesi, ecc. Insomma, verrebbe da dire quando si riflette su tutto questo, che è forse meglio lasciar perdere il mondo, che già i propri problemi bastano e avanzano".
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