Gorizia, l'allevamento di chiocciole sul campo da golf
GORIZIA. Dalle sponde dell'Isonzo alle cucine più raffinate della regione. È la scommessa del ventitreenne goriziano Erik Raida, che dopo il diploma al liceo scientifico sloveno di Gorizia ha deciso di abbandonare gli studi in ingegneria civile che stava seguendo all'università di Lubiana per lanciarsi nel mondo ancora ampiamente inesplorato, almeno in Friuli Venezia Giulia, dell'allevamento delle lumache. Pardòn, delle chiocciole, perché la differenza c'è e guai a confonderle: le prime sono infatti prive del guscio, la "casetta" che invece caratterizza le altre.
L'allevamento di Erik è incastonato lungo la sponda destra dell'Isonzo, a due passi dal parco di Piuma, uno dei polmoni verdi del capoluogo isontino, ai piedi della salita che conduce all'Ossario di Oslavia. Lo stesso che tra il 2000 e il 2004 venne trasformato da Filippo Formentini in un campo pratica da golf. Varcato il cancello, la fine della lunga distesa di box dove stanno crescendo le chiocciole di Erik si può solamente intravvedere. La giornata tipo di Erik inizia molto presto. Arriva al campo quando il sole inizia appena a farsi vedere e si rimbocca le maniche per il primo importante compito della giornata: fare il giro del recinto per rimettere al loro posto le chiocciole che nella notte avevano tentato la fuga. Poi, il giovane si dedica a spuntare la verdura e a mantenere puliti i corridoi tra i vari box, dove l'erba deve restare il più bassa possibile per evitare che le lumache vengano attratte al di fuori del recinto. L'estensione dell'allevamento raggiunge i 6.500 metri quadrati, recintati lungo tutto il perimetro da una fila interminabile di lastre di lamiera interrate per impedire da un lato alle chiocciole di uscire, e dall'altro ai possibili predatori di avvicinarsi ai box.
In particolare, l'attenzione di Erik è rivolta a talpe, ricci e insetti mangia chiocciole. Ma per difendere i suoi animaletti deve fare attenzione anche d passeri, gufi e lumache rosse. Il mezzo ettaro del giovane allevatore goriziano è suddiviso in 27 box per la riproduzione, lunghi 18 metri ciascuno, coltivati a cavoli e bieta, di cui le chiocciole vanno ghiotte, e radicchio, sotto le cui foglie invece trovano riparo dal sole. I recinti, dopo il letargo invernale, saranno ampliati fino a 45 metri per dare avvio alla fase dell'ingrasso, terminata la quale le chiocciole verranno spurgate e pulite prima di prendere la strada dei ristoranti. «Per trasformare il terreno nell'allevamento che si può vedere oggi ci sono voluti circa quattro mesi» racconta Erik, «abbiamo iniziato a lavorare in marzo per arare la terra, e in giugno sono arrivati 4 quintali di esemplari adulti, con lo scopo di farli riprodurre. Le prime uova si sono schiuse in agosto e oggi si vedono tra le foglie ancora diverse uova che attendono di dare alla luce i piccoli». Una prima "cucciolata" che però ha dovuto fare i conti con il gran caldo dei mesi scorsi. «Le alte temperature non ci hanno certo aiutati» spiega Erik, «e il tasso di mortalità tra i piccoli è stato più elevato del previsto. Le chiocciole sono animali imprevedibili da questo punto di vista, speriamo di non avere altre brutte sorprese». L'allevamento entrerà a regime nel giro di tre anni, quando dovrebbe poter contare all'incirca 400 mila chiocciole. Un vero tesoro di cui il giovane goriziano si prenderà cura ricordando anche la scintilla che ha fatto scattare la sua intuizione.
«Avevo la necessità di trovare un lavoro» racconta, «così avevo iniziato a pensare a un'occupazione diversa dal solito. E mi ero focalizzato sull'allevamento di piccoli animali. L'intuizione poi è scattata ascoltando i racconti dei miei nonni, che quando erano giovani ricordavano ancora quanto erano buone le chiocciole raccolte nei boschi». L'idea di Erik è quella di vendere gli animali, una volta che saranno adulti, a ristoranti e bar, proponendoli in abbinamento all'aperitivo per un'accoppiata con il calice decisamente singolare, di certo unica per Gorizia.
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