Gorizia, la scelta dei frati: transenne anti-clochard a San Francesco
«Se una persona ha bisogno d’aiuto, noi glielo diamo. Ma il sagrato non può trasformarsi in un dormitorio pubblico»: i frati Cappuccini spiegano in questi termini la decisione di delimitare i due archi laterali del porticato della chiesa
«Se una persona ha bisogno d’aiuto, noi glielo diamo. Ma il sagrato non può trasformarsi in un dormitorio pubblico». Anche la pazienza dei religiosi ha un limite. I frati Cappuccini spiegano in questi termini la decisione di delimitare i due archi laterali del porticato della chiesa di piazza San Francesco con del nastro bianco e rosso e di posizionarvi al centro un pesante vaso di terra con delle piantine. Che ci sia la neve o il sole di agosto, non si può più tollerare chi bivacca ogni giorno dell’anno sul sagrato. Non è dignitoso né per la comunità, né per chi si rifiuta di tornare a casa dalla propria famiglia. La posizione dei frati è ferma e decisa e non va contro la morale cristiana.
I due senza tetto che da tempo ormai immemore si accampano sul piazzale della chiesa devono capire che non possono rimanere lì davanti in eterno. Il padre superiore, fra Mario Stocco, ha provato a spiegarlo loro in tutti i modi, ma sempre senza successo. Ora arriva la decisione dei superiori maggiori che, da Mestre, hanno dato ordine di recintare l’area proprio come hanno fatto davanti alla curia veneziana dove hanno affrontato una situazione analoga. Il problema è sentito e non soltanto dai frati Cappuccini.
Padre Mario ieri non c’era, a parlare per lui è stato il suo sostituto che ha spiegato la decisione in questi termini. «È una zona di passaggio. Fatti gravi non ce ne sono mai stati e se dal nostro punto di vista occupano un’area privata, da quello dei fedeli la loro presenza è una sorta di violenza indiretta. Bivaccano fuori dalla chiesa pensando sia un luogo redditizio per le loro tasche. Ma l’accattonaggio di fronte ai luoghi di culto è vietato. La gente ha paura e non viene a messa. Alcuni non vengono in chiesa perché queste persone insistono con la richiesta di elemosine e se non gli si dà quello che vogliono si arrabbiano anche. La nostra missione è di sfamare i poveri e lo facciamo ogni giorno a pranzo: dalle 11.30 a mezzogiorno. Il resto spetta agli assistenti sociali che conoscono i problemi da vicino. Per quanto ci riguarda, abbiamo pazientato a lungo nella speranza che intervenisse il Comune, ma adesso i superiori maggiori ci hanno detto che non possono più stare lì e abbiamo delimitato l’area.
Ripeto, non vogliamo cacciare nessuno o accanirci contro alcuni, ma a tutto c’è un limite». Almeno in uno dei due casi, i servizi sociali non possono intervenire perché l’uomo che bivacca intorno a piazza San Francesco formalmente ha un tetto e una famiglia dove andare, ma non convincerlo a tornare a casa sembra essere impossibile. Per risolvere il problema, di recente i frati avevano annunciato l’intenzione di rimettere le inferriate al sagrato, proprio come già c’erano una volta. Per ora, come deterrenti sono stati utilizzati i vasi e il nastro di plastica, ma se la soluzione non si dovesse rivelare vincente, sono pronti a passare al piano B. Intanto ieri gli ingombranti “bagagli” dei vagabondi goriziani giacevano come sempre in un angolo alla sinistra della chiesa.
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