Gorizia, la ribellione “dimezzata” contro i tagli alla sanità
Doveva essere la “macchina da guerra” dell’Isontino contro i tagli alla sanità. Ma vuoi per le tante, troppe assenze (delle 364 persone attese, ce ne n’erano un’ottantina), vuoi per la scelta di non manifestare visivamente e clamorosamente (nessuno striscione, nessuna manifestazione di piazza) il proprio disappunto, l’assemblea allargata andata in scena ieri mattina si è trasformata nell’ennesima riunione che ha partorito l’ennesimo documento. La speranza, a questo punto, è che quella pagina e mezza non faccia la fine dei 6 documenti redatti dal 2008 ad oggi che non hanno certamente impaurito e indotto le varie amministrazioni regionali succedutesi a desistere dai loro piani.
Spuntano
due documenti
Non c’è niente da fare. Nell’Isontino, quando si tratta di far valere le proprie ragioni, prevale sempre lo spirito asburgico, soft, educato, quando invece soltanto il rumore, il clamore, la partecipazione consentirebbero di far accendere un enorme riflettore su questa provincia. Poi, se vogliamo dirla tutta, il fatto di aver presentato due documenti (uno del Comune di Monfalcone, l’altro del “resto del mondo” isontino) non ha dato un’immagine di grande compattezza. Il sindaco Altran ha presentato un ordine del giorno più asciutto, senza alcun riferimento alla sanità transfrontaliera. Vuoi vedere che dietro si celava la battaglia per il Punto nascita? Poi, alla fine, la soluzione transfrontaliera è stata inserita con grande soddisfazione del Comune di Gorizia. Il documento è stato così approvato. Chiede, in soldoni, che siano quanto prima «integrate le risorse dell’Azienda nella misura di 8-11 milioni di euro; venga riconosciuto il ruolo fondamentale della Conferenza dei sindaci con possibilità di esprimere parere vincolante sulla programmazione sanitaria; vengano mantenute le specialità esistenti nei due ospedali di primo livello e si proceda invece, in prima battuta, innanzitutto nella razionalizzazione e accorpamento di funzioni amministrative; siano concretizzate in tempi brevi le opportunità di collaborazione transfrontaliera in ambito sanitario.
Lo sfogo
di Gherghetta
L’assessore comunale al Welfare Silvana Romano ha guidato i lavori di quella che, tecnicamente, è stata una conferenza dei sindaci allargata. La parola è, quindi, passata al presidente della Provincia Gherghetta, il quale ha evidenziato che «con 16 milioni di tagli non è possibile alcuna politica di riforma sanitaria: così, si mettono a repentaglio i servizi al cittadino». Ha anche ammonito che se l’Isontino vuole difendersi deve farlo in maniera unita. «Se Gorizia pensa di tutelare solamente Gorizia, Monfalcone soltanto Monfalcone, Turriaco solo Turriaco non andiamo da nessuna parte. Non si pensi che ci sono corsie preferenziali, per cui ogni Comune tutela soltanto se stesso perché, tanto, c’è l’assessore regionale amico. Soltanto con la compattezza si può pensare di portare a casa il risultato».
I sindaci di Gorizia
e Monfalcone
La scaletta dei lavori prevedeva poi gli interventi dei primi cittadini di Monfalcone e Gorizia. Silvia Altran ha evidenziato la viva preoccupazione dei cittadini per questi tagli che rischiano di mettere in ginocchio la sanità isontina. «Molte volte, nel passato, abbiamo chiesto cose ragionevoli ma siamo riusciti a portare a casa molto poco. Per questo, abbiamo pensato di preparare un documento più asciutto: tre punti appena, concetti semplici, messaggi chiari». Il suo collega Ettore Romoli ha fatto invece professione di realismo. Ha ricordato che la Regione ha subìto tagli pari al 25% del gettito che aveva in precedenza. «Di fronte a questo scenario, è impossibile che i tagli alla sanità non siano gravi. Come potrà, la Regione, uscire da questa situazione? Mettendo mano a una riforma vera della sanità ed eliminando i tanti doppioni come le cliniche universitarie. È assurdo già averne una in una regione così piccola, figuriamoci due. La verità è che continuiamo a pagare la lotta fra Trieste e Udine: se c’è una specialità nel capoluogo giuliano, deve averla anche il capoluogo friulano, e viceversa. A Gorizia e a Pordenone viene riservato ciò che avanza. Siamo stufi che sia sempre l’Isontino a pagare il prezzo più alto in ambito sanitario».
Romoli ha, quindi, difeso la sanità transfrontaliera (e implicitamente il Punto nascita a Gorizia). «Ritengo sia una necessità», la sua sottolineatura.
E il centro amianto? Non pervenuto. Nel documento approvato non c’è traccia.
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