Gorizia, la guerra senza fine a Medici senza frontiere

L’organizzazione umanitaria si è fatta carico della sistemazione dei profughi e la prefettura la appoggia. Ma il Comune prova da tempo a sfrattarla
Migranti a Gorizia in uno dei container di Medici senza Frontiere
Migranti a Gorizia in uno dei container di Medici senza Frontiere

GORIZIA. Fosse per la Prefettura di Gorizia, i container di Medici senza frontiere dovrebbero restare al loro posto, nel quartiere di San Rocco. «La struttura si sta rivelando un ottimo hub di prima accoglienza per i richiedenti asilo. Se non ci fosse un centro, come quello di San Rocco, che raccoglie i migranti, dove metteremmo tutte queste persone? Non mi sembra ci siano grandi soluzioni alternative», le parole del viceprefetto Antonino Gulletta.

Ma il Comune non ha mai sopportato quel centro. «A Gorizia di immigrati ce ne sono sin troppi, in numero ben superiore rispetto a quanto previsto dal piano regionale Torrenti: basta e avanza il Nazareno che dà un tetto a 150 immigrati», il ragionamento che è stato fatto molte volte in piazza Municipio. Comune contro Prefettura, dunque. Ma con toni civili.

A Gorizia rischio sfratto per Medici senza frontiere
I container di Medici senza frontiere a Gorizia

In mezzo c’è la necessità, per Medici senza frontiere, di ottenere dal Comune la licenza edilizia per quei 25 container dopo tre mesi (già abbondantemente passati) di autorizzazione “in precario”.

E qui, il Comune mostra due volti. Il sindaco Ettore Romoli è cauto, afferma che, trattandosi di una pratica urbanistica, «la politica non c’entra per nulla. È una pratica edilizia come tutte le altre, che verrà valutata alla stessa stregua di quelle che vengono presentate dai privati cittadini». Ma è chiaro che, politicamente parlando, l’iniziativa di Msf non è mai piaciuta alla maggioranza di governo del Comune. Più in là, si spingono le forze più a destra presenti in giunta. «Non è possibile che a Gorizia esista un centro di accoglienza che è in completa difformità con le normative vigenti. Quei container sono fuorilegge, installati senza alcun titolo abilitativo».

Francesco Del Sordi, assessore comunale all’Ambiente ed esponente di Fratelli d’Italia, tuona sul villaggio di Medici senza frontiere a San Rocco. E “svela” che, nei giorni scorsi, c’è stato un sopralluogo dei tecnici dell’Ufficio urbanistica e degli agenti della Polizia locale «in seguito anche all’esposto che Fratelli d’Italia, nella fattispecie il consigliere comunale Alessio Zorzenon, presentò - spiega Del Sordi - nel novembre scorso. Un documento in cui si evidenziava, fra le altre cose, che i 90 giorni di autorizzazione “in precario” erano scaduti ben prima di quanto dichiarato da Msf, cioé già da fine febbraio. Significa che quei container avrebbero dovuto essere già belli e smantellati. In tempi non sospetti abbiamo chiesto che vigili del fuoco e Azienda per l’assistenza sanitaria verificassero che la struttura allestita a Gorizia da Medici senza frontiere fosse in possesso di tutti i requisiti normativi previsti dalla legge».

Del Sordi entra nel merito del sopralluogo. «Troppe le norme disattese - spiega l’assessore comunale -. Nelle strutture mancano dispositivi anti-incendio adeguati e non ci sono nemmeno le condizioni previste dalle normative anti-sismiche. Poi, i moduli abitativi sono angusti: misurano 13 metri quadrati dove pernottano quattro persone. In ultimo, strutture simili dovrebbero essere realizzate dalla Protezione civile rispettando tutte le normative».

Secondo Del Sordi ci sono abbastanza elementi per poter chiedere lo smantellamento di quei (poco graditi) container. «Chiediamo che vengano rispettate le indicazioni previste dal Piano regionale di accoglienza che per Gorizia indica numeri ben minori: si distribuiscano queste persone anche negli altri Comuni della provincia», incalza Del Sordi che punta anche il dito su un’altra questione. «La legge deve essere uguale per tutti: per i privati, le aziende e per chi fa accoglienza. Non è possibile che per i cittadini onesti si chieda un’applicazione precisa della legge ed in altri casi si chiuda un occhio. Faccio un esempio: qualche tempo fa, privati cittadini sono stati multati per aver realizzato baracche o casette per i cani abusive. Perché, in questo caso, non viene utilizzato lo stesso metro?» Pensieri che arrivano esattamente ventiquattr’ore dopo la presa di posizione del viceprefetto vicario Antonino Gulletta, il quale considera - invece - la struttura di San Rocco «un’utile soluzione per la prima accoglienza» e, implicitamente, auspica che l’esperienza possa continuare anche perché altre soluzioni riguardo l’accoglienza... non ci sono.

E Medici senza frontiere? Confermano che il sopralluogo c’è stato. E si limitano a dire che «sono in attesa di una risposta da parte del Comune».

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