Gorizia: la centrale a biomasse sarà pronta entro l’anno
GORIZIA Per un anno, l’argomento era finito nel dimenticatoio dopo tante battaglie, manifestazioni, raccolte di firme, ricorsi. Tant’è che più di qualcuno (compreso l’avvocato Marco Barone) ha iniziato a chiedersi: che fine ha fatto la centrale a biomasse che doveva sorgere in città? Tutto si è fermato? Ha vinto il blocco dei contras?
Apertura entro l’anno A chiarire che il treno non si è affatto fermato è Enrico Roitz, l’imprenditore goriziano che ha deciso di investire su quest’impianto. Anzi, in questi impianti.
Ad essere realizzata, in questa fase, sarà la prima centrale, «quella, per intenderci, che verrà costruita - spiega Roitz - nell’area che ospitò la nostra vecchia sede, adiacente all’ex concessionaria d’auto Sdag, che per un periodo venne trasformata in un centro d’accoglienza per richiedenti-asilo. Lì, verrà realizzato l’impianto di trattamento rifiuti di alluminio. E dietro, staccata da questa struttura, sorgerà la centrale a biomasse».
La tempistica? «I lavori inizieranno a marzo. Prima... mi sposo», sorride Roitz. Già, prima di dare il via ai lavori e a una piccola cerimonia di “posa della prima pietra”, l’imprenditore convolerà a nozze. «Quando sarà attiva la centrale? In pochi mesi. Entro l’anno? Penso proprio di sì».
Ma perché è passato così tanto tempo da far perdere di vista il progetto? «La parolina magica è “burocrazia”. Ricordo a tutti che siamo in Italia. L’ultimo pezzo di carta è arrivato il 29 dicembre scorso e senza di quello non potevamo fare nulla. Ora, ci siamo», annota l’imprenditore.
L’altra centrale E dell’altra centrale a biomasse, quella che dovrebbe sorgere in prossimità della linea ferroviaria, che ne sarà? Tutto bloccato? Progetto svanito? «No. Realizzeremo pure quella. Ma senza fretta. Ci prendiamo più tempo e vediamo come funziona la prima per rendere ancora più efficace e moderna la seconda».
Roitz ribadisce che non ci saranno conseguenze di alcun tipo per la popolazione. E ribadisce tutte le rassicurazioni del caso.
«Tali impianti non sono pericolosi per la salute. Non mi stancherò mai di ripeterlo. La centrale rispetterà i canoni previsti dalle legge.
A questo punto, per contestarci, bisognebbe mettere in dubbio anche i limiti di legge, visto che le nostre emissioni sono largamente inferiori. Da parte nostra non abbiamo mai raccolto alcuna provocazione, né ribattuto alle incredibili falsità fatte apparire sulla stampa, proprio perché ci siamo resi conto da subito della loro strumentalità».
La ribalta dell’Expò Come si ricorderà, mentre a Gorizia il “sì” alla centrale a biomasse suscitava polemiche e divisioni a getto continuo, il progetto industriale era finito all’Expo di Milano. Succede infatti che l’impianto che verrà costruito in via Trieste nelle immediate vicinanze della linea ferroviaria, grazie alla tecnologia avanzata adottata, non produrrà ceneri inerti ma “biochar” di alta qualità, «i cui usi ed applicazioni - spiegò allora l’imprenditore Enrico Roitz - sono interessantissimi e oggetto di grande attenzione nel mondo accademico e agricolo/industriale.
Ho avuto modo, in questi mesi, di relazionarmi direttamente con il Cnr di Firenze e in particolare con il professore Franco Miglietta, massima autorità in Italia sul tema. Peraltro, venni invitato in qualità di imprenditore “illuminato” al convegno “Biochar: a sustainable solution for agricolture and the environment” che si tenne al Padiglione Italia mercoledì».
Biochar è un termine di recente introduzione: un vero e proprio neologismo nato per indicare il carbone di legna, specificamente quello ottenuto dalla pirolisi della biomassa.
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