Gorizia, ipotesi scorta per l’assessore al welfare

Sporta una denuncia-querela: polizia allertata dopo i pesanti insulti via web indirizzati a Ilaria Cecot, nel mirino per l’impegno a favore dei rifugiati
Di Domenico Diaco
Bumbaca Gorizia 21.08.2015 Profughi Parco Rimembranza Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 21.08.2015 Profughi Parco Rimembranza Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GORIZIA. L'assessore provinciale al welfare di Gorizia, Ilaria Cecot, insultata pesantemente in un video postato sul web per il suo impegno a favore dei richiedenti asilo. Autore del filmato un trentenne milanese che parlando davanti a una videocamera invita tra l'altro i goriziani a scendere in strada per bloccare i pullman carichi di immigrati che arrivano a Gorizia e ad andare a sputare in faccia all’assossore, che definisce più volte stronza. Una denuncia-querela presentata in questura è la risposta di Ilaria Cecot all’autore del video. I reati al momento ipotizzati nei suoi confronti sono quelli di diffamazione e ingiuria, ma anche di istigazione all'odio razziale e alla violenza.

Non le hanno ancora assegnato una scorta, ma la polizia sta valutando anche questa ipotesi. Da troppe settimane Ilaria Cecot, 40 anni, di Romans, guerriera di Sel, assessore al welfare e fino a poche settimane fa anche al lavoro della Provincia di Gorizia, da sempre in prima linea in difesa dei diritti dei profughi, è finita nel mirino di gruppi di fanatici che vorrebbero cacciare tutti gli immigrati dal suolo italiano. I "social" naturalmente sono lo strumento più efficace per tentare di intimidire un assessore che, anche a scapito della sua carriera politica, da più di un anno si è schierata a fianco del direttore della Caritas diocesana di Gorizia, don Paolo Zuttion, nell’accoglienza di centinaia di afghani e pakistani, un flusso pressoché inarrestabile. Un anno fa Cecot e il presidente della Provincia, Enrico Gherghetta fecero allestire una tendopoli per assicurare un ricovero, seppur provvisorio, ai richiedenti asilo. Un impegno sociale e civico a tempo pieno che in breve tempo l’hanno fatta diventare "l'assessore ai profughi" con tantissimi oneri e poco onori in una città che si dice "stressata" da tutti questi ospiti inattesi.

Sulla questione profughi Cecot si è spesso scontrata con il sindaco forzista Ettore Romoli, preoccupato per questi continui arrivi, in una polemica spesso rovente, ma che è rimasta sempre in un ambito civile. «Eppure - lo riferisce la stessa Cecot - il sindaco non ha ritenuto di telefonarmi per esprimermi solidarietà per quanto accaduto. Certo non era obbligato a farlo. E nessuna telefonata è giunta neppure dai vertici del mio partito e dal Pd locale».

Sul piano personale ci tiene a precisare che «non sono, né voglio essere una martire: sono solo una persona cha ha scelto di fare politica in un certo modo, mettendoci la faccia e la passione, sapendo di espormi a critiche e contestazioni che accetto nei limiti di una discussione civile e democratica».

«Ho voluto sporgere denuncia - aggiunge - non solo per tutelare la mia persona e la mia famiglia, ma anche per dare voce a chi voce non ha. Penso a tutti i volontari di Gorizia che, silenziosamente ogni giorno, ormai da oltre un anno operano esposti alle stesse ingiurie e accuse e ai 140 richiedenti asilo che, ricordo, sono persone, che dormono per strada o nei parchi della città di Gorizia, vittime, in ogni momento, dell’odio razziale ormai dilagante».

Per l’assessore provinciale «chi fa politica, di destra o di sinistra, ha delle responsabilità nel fornire delle corrette informazioni ai cittadini e purtroppo nel caso dei richiedenti asilo non siamo stati capaci di fornire un’adeguata informazione».

Tornando alla vicenda personale «sarà dunque la magistratura - dice - a decidere in merito a questa squallida vicenda che mi riguarda, ma che riguarda ance Gorizia. La città e i goriziani dovrebbero sentirsi offesi quanto me dalle turpi parole e indegne accuse di questo signore. La politica, invece, ha l’obbligo di stemperare i toni e di informare le persone correttamente, aldilà di ogni appetito elettorale».

E nel corso della giornata di ieri sono giunte all’assessore le scuse dell’autore del video. Si è rifatto vivo anche in serata: «Salve signora Cecot... le chiedo scusa perché in un momento di rabbia l’ho descritta come non volevo. Forse comunque quello che volevo dire e che in una città italiana devono venire prima gli italiani. Qui non intendevo creare tutto questo trambusto e forse con chi ho parlato non mi ha spiegato le cose come stavano». A questo punto una domanda sorge spontanea: chi è l’informatore goriziano del milanese querelato?

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