Gorizia, in cella perché manca il “braccialetto”

Un ventunenne goriziano ottiene i domiciliari, il legale è disposto a ospitarlo ma la burocrazia blocca la scarcerazione
Il carcere di via Barzellini a Gorizia
Il carcere di via Barzellini a Gorizia

GORIZIA. Ventunenne sconta in carcere una pena di due anni e mezzo, il giudice di sorveglianza gli concede di trascorrere gli ultimi sei mesi agli arresti domiciliari, il difensore si offre di ospitarlo in casa sua ma il ragazzo non può lasciare la prigione perché non si trova il braccialetto elettronico al cui utilizzo il giudice ha subordinato la scarcerazione. Morale: il detenuto dovrà trascorre il Natale e le festività in carcere pur avendo la possibilità di uscire.

Emerge da Gorizia una storia di ordinaria follia burocratica. Protagonista della vicenda un ragazzo originario di San Lorenzo Isontino, figlio adottivo di una famiglia che dopo i guai giudiziari l’ha scaricato lasciandolo letteralmente in mezzo alla strada. Ma in suo soccorso ecco giungere l’avvocato difensore Roberto Maniacco, uno dei legali che hanno scritto la storia penale del Friuli Venezia Giulia e non solo. Maniacco con il sostegno convinto della moglie, signora Margherita, si offre di ospitarlo in casa sua e di provvedere a stimolare il ragazzo a “redimersi” e a iniziare a immaginare un’altra vita. Un atto di rara generosità da parte dell’avvocato che in questo momento della sua luminosa carriera non lesina il suo impegno in cause dove la cifra è l’emarginazione degli indagati-imputati.

Ma il bel gesto di Maniacco e signora rischia di essere vanificato dall’ottusità delle procedure. Non risulta esserci disponibilità di braccialetti elettronici in tutta Italia e non è la prima volta che ciò succede. La signora Margherita non usa metafore per spiegare la situazione e lanciare un appello alle autorità competenti: «Non si capisce come mai il giudice se da un lato riconosce al nostro assistito il diritto a trascorrere in un ambiente diverso dal carcere l’ultimo periodo di detenzione, dall’altro vincola e, di fatto, annulla tale possibilità in conseguenza del fatto che i braccialetti elettronici sono introvabili e non si capisce nemmeno di chi sia la competenza a procurarli».

A casa Maniacco è pronta la camera della mansarda, solitamente riservata agli ospiti. Ma quella stanza rimarrà vuota per tutte le festività a meno di clamorosi colpi di scena. Al contempo il condannato - perché di questo si tratta - dovrà restare in una cella del carcere di via Barzellini dopo aver frequentato altri penitenziari.

Si può immaginare il suo scoramento. A quanto assicurano i Maniacco il giovane è consapevole di essersi meritato la condanna, giunta al termine di una serie di delitti cominciata quando era minorenne. Nessun pietismo o buonismo però nell’analisi dei Maniacco, ma solo la consapevolezza che in questo modo si sta ledendo un diritto di un ragazzo che si sta dimostrando convinto a cambiare strada. Non solo, nel dispositivo di “scarcerazione” si fa riferimento a una serie di attività che i Maniacco dovranno attenersi per giungere a un più incisivo reinserimento del giovane nella società civile quando egli avrà scontato tutta la sua pena. Di conseguenza, spiega la signora Margherita, si sta riducendo il tempo a loro disposizione per mettere in pratica quanto disposto dal giudice.

Non è una novità l’indisponibilità sul territorio nazionale dei braccialetti elettronici (dispositivo che in realtà si applica alla caviglia), che sono anche molto costosi - circa tremila euro - e che sostanzialmente funzionano con l’applicazione del gps, sistema di posizionamento globale. Applicazione in dotazione alla stragrande maggioranza dei cellulari di ultima generazione. Oggi sarà una giornata decisiva per consentire al ragazzo di lasciare il carcere prima di Natale. Poteva essere a “casa” già dallo scorso mercoledì e si può solo immaginare il suo stato d’animo di prigioniero due volte: di una cella e della burocrazia.

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