Gorizia: in abbandono la Transalpina, piazza simbolo dell’Ue
GORIZIA «L’albero dell’integrazione deve estendere i suoi rami su questo piazzale, che per tanti anni è stato simbolo doloroso della divisione e dell’odio tra i fratelli europei». Furono le solenni parole pronunciate sette anni fa dal presidente della Commissione Ue Romano Prodi in occasione dell’entrata della Slovenia nell’Ue. Quel piazzale avrebbe dovuto simboleggiare l’inizio di una nuova storia di amicizia e di collaborazione fra Italia e Slovenia. Ma la realtà è un’altra.
Da piazza simbolo della nuova Europa, la Transalpina sta diventando un luogo dimenticato in cui erbacce, piante rinsecchite, sporcizia la fanno da padrone. Il tutto nel breve volgere di pochissimi anni. È una parabola discendente quella del suggestivo piazzale con il mosaico al centro: piazzale che sarebbe dovuto diventare una delle principali (se non la principale) attrazioni turistiche della città e oggi, a malapena, viene inserita fra la mète degne di una visita, magari anche fugace.
Chiunque raggiunge quel luogo viene avvolto da un sentimento di infinita tristezza: quella dovrebbe essere la piazza dell’amicizia viva, pulsante, piena di fiori, accogliente. «È diventato un piazzale sfiorito, triste, grigio», sottolinea Maria, settantacinque anni, residente in via San Gabriele.
E, infatti, vicino al mosaico sono disposte diverse fioriere (almeno una decina) al cui interno fanno pessima mostra di sè piante rinsecchite. A sopravvivere è soltanto una piccola edera che resiste al sole cocente nonostante non vi sia traccia di acqua. E poi, lì, non si organizza più nulla. Durante l’amministrazione Brancati, la Transalpina era diventata la sede privilegiata di qualsiasi tipo di manifestazione che evidenziasse la collaborazione fra Gorizia, Nova Gorica e San Pietro Vertojba.
Con l’avvento della giunta Romoli, sul suggestivo mosaico si sono svolti pochi appuntamenti di un certo rilievo. L’amministrazione di centrodestra dice che, ormai, è finito il tempo delle manifestazioni e delle pacche sulle spalle ma con il Gect che ancora non è sbocciato è difficile parlare di un effettivo “salto di qualità” della collaborazione transfrontaliera.
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