Gorizia, imperversa il ”rap” della maestra morta

Il testo si è diffuso in un battibaleno diventando il ”tormentone” dei piccoli nei centri estivi. La canzone si è diffusa da una scuola elementare. Genitori allarmati
Genitori e bambini davanti alla scuola Guerrazzi
Genitori e bambini davanti alla scuola Guerrazzi
GORIZIA. Parla di bombe, coltelli, sangue, mitragliatrici e morti. Ha la forma di una filastrocca, con tanto di rime baciate, un ritmo veloce e una melodia banale e martellante, insistente e ostinata come un rap di Eminem, , che, per intenderci, non fa il verso a nessun pezzo del grande repertorio. Con buona pace del corpo docente, s’è fatta strada da qualche tempo, forse arrivata da chissà dove, fra i bambini di una scuola elementare, la Ferretti di via Zara. E da poco è approdata, senza alcuna fatica, e, probabilmente, con una forma di passaparola, ad asili e centri estivi.


Deve trattarsi di un grande successo, un tormentone sullo stile di quelli che, ogni luglio e agosto, invadono le emittenti radiofoniche. Un successo che ha un bersaglio ben preciso: la maestra elementare intesa come colei che, all’interno dell’istituzione scolastica, rappresenta l’autorità, l’autorevolezza.


Allarmata, una mamma ha segnalato alla nostra redazione la vicenda della canzonetta, dopo averla sentita ripetere dal figlio: «Sì, l’ho sentita da mio figlio che va alle elementari. Mi ha detto che la cantano tutti e io stessa l’ho sentita sulla bocca di parecchi suoi amici di altre scuole. Ma l’ho sentita anche in asili e centri estivi. Forse si tratta di uno scherzo; ai bambini, infatti, per quanto ho notato, la canzone fa ridere ma è un preciso dovere di noi genitori prenderne atto e giudicare secondo una giusta via di mezzo: né criminalizzare e demonizzare né banalizzare e ignorare».


Uno degli aspetti più significativi della vicenda che i molti genitori che hanno ascoltato i propri figli canticchiare la filastrocca non hanno, probabilmente, posto la dovuta attenzione al contenuto della stessa.


Da sempre i bambini nei loro momenti di condivisioni amano esplorare il terreno del proibito, ma come affermano gli educatori (basta leggeretl’artico a fianco) fino a pochi anni fa era impensabile sentire filastrocche intrise di tale violenza. Del resto a ben ascoltare le canzoni vere non c’è da stare allegri. Qualche anno fa, Francesco Tricarico in un brano autobiografico dal titolo “Io sono Francesco” arrivava a definire ripetutamente "puttana" la sua maestra elementare colpevole di aver ferito la sua sensibilità, in aula durante un giorno lontano.

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